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Mario Papa, ovvero gli amici di CasaPound ai vertici della Polizia

Il cerchio, come si sa, si chiude sempre. Ecco ora, a dimostrarlo, una «nota informativa» (?!) del ministero dell’Interno inviata al tribunale di Roma, dov’è in corso una causa civile tra la figlia di Ezra Pound e il movimento di estrema destra CasaPound.

Una «nota» in cui la Polizia, ovviamente, strizza più volte l’occhio ai «fascisti del terzo millennio» che si distinguerebbero per «lo stile di militanza fattivo e dinamico ma rigoroso nel rispetto delle gerarchie interne» con l’obiettivo di «sostenere una rivalutazione degli aspetti innovativi e di promozione sociale del Ventennio».

Il documento della direzione centrale della Polizia di prevenzione porta la data dell’11 aprile 2015, con sigla in calce del direttore centrale, il prefetto Mario Papa.

Ne esce fuori il solito quadretto oleografico e celebrativo del movimento neofascista che sarebbe dedito alla «tutela delle fasce deboli attraverso la richiesta alle amministrazioni locali di assegnazione di immobili alle famiglie indigenti, l’occupazione di immobili in disuso, la segnalazione dello stato di degrado di strutture pubbliche per sollecitare la riqualificazione e la promozione del progetto Mutuo Sociale […], l’appoggio ai lavoratori impegnati in vertenze occupazionali e le proteste contro le privatizzazioni delle aziende pubbliche […], la promozione di campagne animaliste contro la vivisezione e l’utilizzo di animali in spettacoli circensi».

Così, al prefetto Mario Papa pare un fatto del tutto trascurabile che «all’interno del movimento militano elementi inclini all’uso della violenza, intesa come strumento ordinario di confronto e di affermazione politica oltre che quale metodo per risolvere controversie di qualsiasi natura».

Non gli viene certo in mente che un’organizzazione così rigorosa nel «rispetto delle gerarchie interne» e così accesa nella «rivalutazione del Ventennio» faccia della violenza squadrista una pratica ben organizzata di intimidazione e condizionamento sociale e politico secondo una tradizione che appunto è quella del Fascismo…

Già, ma la continuità tra funzionari di Stato e neofascisti non è certo una novità. È emersa in tutti i processi per le grandi stragi nere. L’abbiamo vista anche in Piazza Navona e in tante altre occasioni…

Come si gridava un tempo: «Fascisti, eroina e polizia, dai nostri quartieri vi cacceremo via!».

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