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La repressione preventiva non può fermare il desiderio di libertà

In una riunione del consiglio dei ministri nel bunker di Palazzo Chigi, il 16 giugno sono state introdotte nuove misure cautelari contro i migranti che non siano in regola con la burocrazia italiana (prolungamento della detenzione nei CIE da 6 a 18 mesi, firme in questura, consegna del passaporto, etc.). Sono provvedimenti che segnano e chiariscono il rinnovato “interesse” del Ministero dell’Interno per fogli di via, associazioni a delinquere, arresti domiciliari e altre restrizioni “gratuite” della libertà a prescindere da eventuali “reati”.

Se ne parlerà a Brescia il 26 giugno durante la festa Fuochi di Resistenza, ma la notizia chiarisce una volta per tutte che l’uso diffuso e spropositato di queste misure nell’ultimo anno – in particolare nella “prevenzione” e repressione dei movimenti sociali come l’Onda e contro i compagni in generale – è frutto evidentemente di uno strategia del Ministero e non è iniziativa delle singole Procure. Ed è un’applicazione alla lettera del mai abrogato Codice Rocco, scritto da uno che fu Ministro della Giustizia dal 1925 al 1932 e che elaborò gli strumenti giuridici della dittatura fascista.

Per noi vale solo una risposta: migranti e compagni uniti contro la repressione!

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