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«Giustizia» razzista

Viviamo in tempi di normalizzazione sempre più spinta e di uso vendicativo e razzista delle «leggi».

Un trentenne rom è stato condannato a tre anni di carcere per la rapina… di una sigaretta.

Un cesto di pigne staccate da un pino in un parco pubblico rischia di costare a un 57enne rumeno una condanna da tre a un massimo di dieci anni di carcere per furto aggravato dalla «violenza» (sul pino) e dal reato commesso in luogo «di pubblica utilità»…

Non sono casi isolati. Da qualche tempo la fascistizzazione dello Stato non è più solo questione di macrostrutture, di leggi, di autoritarismo su larga scala, di tv e giornali, ma anche di provvedimenti minimi, di divieti irragionevoli, di sanzioni fascistoidi, di «divieti di dimora», di tribunali conniventi con il potere politico che devono solo ribadire che «la nazione è la nazione» e soprattutto che «il potere è il potere».

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