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L’antropologia leghista

Come funziona la testa del leghista medio? La recente calata del fior fiore della Lega Nord a Bologna ha permesso di assistere a numerosi episodi che mostrano come il leghista abbia sempre una doppia verità e faccia uso di una maschera di perbenismo difensivo per celare quello che veramente pensa, crede, fa.

In sostanza lo schema mentale si direbbe questo: mentre il leghista educato e sorridente afferma «Non sono razzista» pensa invece «Bruciamoli tutti!» e poi, al minimo intoppo, non ce la fa più a trattenersi e si mette a gridarlo.

Si veda ad esempio, al minuto 5.25 di questo video, il leghista Roberto Cota che, in mezzo a una piazza che inneggia al Fascismo e al Duce con slogan e saluti romani, afferma serafico «Non mi pare…».

Si veda anche, al minuto 2.18 di questo video, un leghista che insegue una donna bolognese che ha gridato «Tornatevene a casa!» e le urla dietro «Bastarda!» e subito dopo, di nuovo sorridente, si giustifica con un giornalista dicendo che aveva capito «Vieni a casa» e la sua corsa non era una reazione minacciosa e violenta.

È questa rapida oscillazione fra sorriso stereotipato ed esplosione d’odio, fra una maschera di buona educazione e un’estrema e rabbiosa reattività all’altro, che deve essere compresa se si vuole efficacemente contrastare le future uscite della Lega Nord e i loro banchetti di propaganda.

Di fatto l’8 novembre, mentre le proteste più militanti sono rimaste al palo grazie all’opera di migliaia di agenti in tenuta antisommossa, è bastato un uso libero e felice del mito inclusivo della festa per rendere idrofobi i leghisti in Piazza Maggiore e smascherare la verità che vorrebbero nascondere: che sono intimamente fascisti, razzisti, con un immaginario da stupratori, con fantasie di linciaggio, ma incapaci però di violenze alla luce del sole e delle telecamere per la loro stessa finzione di perbenismo.

Per la Lega Nord l’8 novembre non è stato solo un flop di presenze, ma un’esibizione miserabile di rabbia, risentimento, saluti romani e volgarità.

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