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Per Franco Serantini

Gli antifascisti amano la memoria sociale e non gli anniversari di presunti «martiri» o «eroi». Perché la violenza del potere è sempre la stessa, «the same old story»… Per questo oggi, 10 febbraio, il nostro ricordo va a Franco Serantini e a tutti i giovani assassinati dallo Stato, in Italia, in mezzo alle città, con il plauso dei benpensanti e la benedizione dei governi.

Franco Fortini
PER SERANTINI

Il cinque di maggio del Settantadue nella città
di Pisa in Italia in mezzo alla città
alcuni miei concittadini armati
agenti della polizia repubblicana scatenati
coi fucili rompendogli le ossa del cranio hanno ammazzato
e a calci un giovane manifestante chiamato
Franco Serantini. A quelli che lo hanno ucciso
il governo ha benedette le mani con un sorriso.
Alla radio hanno parlato dei nostri doveri.
La gente ha altri pensieri.
Negli anni della mia vita le vittime innocenti
hanno coperto di corpi i continenti
e ogni giorno il potere squarcia e distrugge chi non
accetta chi non acconsente chi non si consuma con
rabbia e devozione. Lo so perché io
guardo dalle due parti come un ridicolo iddio.
Non voglio impietosire, non lo mostro denudato
con la fronte nera che i grandi gli hanno spezzato.
E potrei farvi piangere saprei farvi gridare
ma non serve al difficile lavoro che abbiamo da fare.
Per questo queste parole non sono poesia
se non per una rima debole che va via
di riga in riga sibilo e memoria
o augurio o rimorso di qualcosa che fu gloria
o pietà per la nostra storia feroce
canto che serbò un nome voce che amò una croce.
Non c’è ragione che valga il male né vittoria una vita.
La mia lo sa che tra poco sarà finita.
Ma se tutto è un segno solo e diventano i destini
uno solo – e noi portiamo Serantini
finché possiamo.

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