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Solidarietà e fratellanza con i lavoratori dello zuccherificio Haft Tapeh di Suse!

Hanno fatto di tutto per farci dimenticare che la società è fatta di sfruttati e di sfruttatori, per convincerci che siamo nel futuro, nel XXI secolo, ma in realtà lo sfruttamento delle persone e dell’ambiente resta il nodo centrale del presente, e se non sapremo scioglierlo tutte e tutti insieme, quel nodo ci strangolerà… Solidarietà e fratellanza con i lavoratori dello zuccherificio Haft Tapeh di Suse!

REPRESSIONE CONTRO I LAVORARORI IN IRAN
di Gianni Sartori

Di questi tempi dispiace sempre, almeno un po’, prendersela con l’Iran. Soprattutto in vista di possibili aggressioni imperialiste di marca statunitense. Tuttavia la lotta di classe, così come la difesa dei Diritti umani e dei Diritti dei popoli, impone le sue regole. Per cui le ingiustizie vanno denunciate, sempre.

A quanto risulta, il 9 maggio un numero non ben precisato di lavoratori dello zuccherificio Haft Tapeh di Suse (provincia del Khouzestan, nel sud del Paese) aveva nuovamente incrociato le braccia.

E immediatamente era scattato l’arresto per quattordici scioperanti. Quattro sono stati poi rilasciati su cauzione, mentre gli altri dieci rimangono in cella. Già alla fine dell’anno scorso, in novembre, la fabbrica Haft Tapeh Sugarcane (fondata nel 1962, impiega circa 4mila operai) era stata oggetto di un lungo sciopero appoggiato dall’intera cittadinanza. Sia per reclamare i salari arretrati, sia per protestare contro le – presunte – attività illegali dei nuovi proprietari, subentrati – grazie alle privatizzazioni – nel febbraio 2016.

Il 18 novembre 2018 la polizia aveva arrestato una ventina di manifestanti e quattro di loro finivano direttamente nelle carceri di Ahvaz mentre dalla capitale si minacciava di far intervenire l’esercito.

Il 20 gennaio 2019 venivano – nuovamente – arrestati due militanti, Esmail Bakhshi e Sepideh Gholian. Durante la perquisizione delle loro abitazioni anche il fratello di Sepideh finiva in manette per essersi opposto all’arresto della sorella.

In quanto rappresentante sindacale e organizzatore dello sciopero, Esmail Bakhshi era già stato arrestato – e sembra anche torturato – dal 18 novembre al 10 dicembre 2018. Sempre il 18 novembre 2018, anche Sepideh Gholian, giornalista impegnata nelle questiono sociali, era stata incarcerata una prima volta a causa della sua solidarietà militante con i lavoratori in sciopero.

Liberata il 18 dicembre, denunciava pubblicamente di aver subito maltrattamenti e torture.

Appena uscito di prigione, Esmail Bakhshi aveva invitato un esponente del governo a un dibattito in diretta televisiva sulla questione della tortura senza ricevere risposta.

In compenso, il giorno prima del nuovo arresto (19 gennaio) la televisione di Stato aveva diffuso dei video in cui i due militanti ammettevano la loro partecipazioni a gruppi di ispirazione marxista e comunista. Gruppi che – stando a quanto sosteneva il programma televisivo – avrebbero operato per rovesciare il regime iraniano.

Presumibilmente si trattava di dichiarazioni estorte con la tortura.

Da parte del governo le accuse mosse alle forze dell’ordine di “aver torturato i prigionieri” erano state definite menzognere (vedi le dichiarazioni del procuratore generale Jafar Montazeri) e nei confronti di Esmail Bakhshi scattava una denuncia per diffamazione.

I nuovi arresti di lavoratori della Haft Tapeh seguono di qualche giorno quelli avvenuti il primo maggio a Teheran (ricordo che il giorno della Festa dei lavoratori in Iran non è giornata festiva). Anche se non è dato di conoscerne il numero complessivo, si parlava di una decina tra militanti e giornalisti.

Gianni Sartori

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