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[Bulgaria] L’antifascista Jock Palfreeman rimane in carcere

Ovviamente la “legittima difesa” vale ovunque a senso unico, per ricchi, benpensanti, razzisti, neofascisti e affini. Ed è evidente che spesso le forze dell’ordine, l’estrema destra e il narcotraffico trovano margini d’intesa… Solidarietà a Jock e a tutt* coloro che contrastano il fascismo che avanza!

BULGARIA: L’ANTIFASCISTA JOCK PALFREEMAN RIMANE IN CARCERE
di Gianni Sartori

Dopo aver già trascorso oltre undici anni nelle carceri bulgare, Jock Palfreeman si è visto rifiutare nuovamente la libertà condizionale. Arrestato a Sofia nel 2007, il trentaduenne antifascista australiano era stato condannato nel 2009 a venti anni per aver ucciso un estremista di destra (definito un “hooligan”, ossia un teppista del calcio, ma imparentato con un noto pezzo grosso della politica) che con altri neonazisti stava aggredendo e picchiando due rom.

L’australiano era intervenuto in difesa delle vittime del brutale pestaggio consentendo loro di mettersi in salvo, ma venendo a sua volta aggredito dal gruppo di fascisti. Nello scontro uno di loro rimaneva ucciso da una coltellata inferta, per legittima difesa, da Jock.

Lo svolgimento del processo risale al 2008-2009, l’appello al 2010-2011. Nonostante in questa circostanza venisse confermata la versione di Jock (ossia di essere intervenuto per fermare il pestaggio dei rom) la condanna è rimasta invariata.

Pare che le autorità bulgare abbiano messo in campo ogni genere di sotterfugi per impedire un processo equo (per esempio impedendo alla difesa di visionare le immagini delle telecamere di sicurezza), ottenere una pena esorbitante e rifiutarne (in contrapposizione anche ai propri stessi trattati) l’estradizione in Australia.

E nonostante tutti gli appelli contro la condanna non gli viene ancora consentito di poter rientrare nel suo paese per scontarvi gli anni di pena residui.

In aprile Jock era entrato in sciopero della fame (per 33 giorni) per protestare sia contro i maltrattamenti inflitti ai detenuti, sia contro la corruzione e gli abusi di potere delle dalle autorità carcerarie (in particolare del capo del personale della prigione di Sofia, Desilav Angelov Traykov).

Altro scioperi della fame, e azioni di protesta organizzati dalla BPRA (Bulgarian Prisoners’ Rehabilitation Association, Associazione dei prigionieri bulgari), si erano svolti nel 2018 (uno sciopero era iniziato ancora nel dicembre 2017) per ottenere le dimissioni del direttore del carcere centrale di Sofia, Peter Krestev.

Costui si era reso responsabile di un inasprimento delle condizioni detentive: riduzione e soppressione delle attività, dei congedi penitenziari, dell’ora d’aria e della possibilità di acquistare alimenti e altro. Non solo. Durante il suo mandato erano aumentati gli episodi qualificabili come tortura e alcuni gruppi di narcotrafficanti – protetti se non addirittura manovrati dalla direzione – agivano indisturbati con ogni genere di abusi nei confronti degli altri detenuti.

Le azioni di protesta erano proseguite nonostante la repressione (i detenuti in agitazione rischiavano il raddoppio puro e semplice della pena) ottenendo che il primo ministro Borissov richiedesse le dimissioni sia del direttore Krestev, sia di Svilen Tsvenatov (responsabile dell’esecuzione delle pene).

Significativamente Jock ha sempre chiesto che eventuali donazioni in suo favore vengano inviate alla BPRA di cui è stato tra i fondatori nel 2014.

Gianni Sartori

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