Riceviamo notizia delle dichiarazioni, rese alcuni mesi fa in maniera spontanea, di Roberto Savi, uno dei componendti della banda della uno bianca.
Noi lo diciamo da sempre: fascisti e polizia sono due facce della stessa medaglia in questo paese.
Media e istituzioni hanno fin dall’inizio intrapreso una campagna per derubricare il fenomeno della banda a poche mele marce. Sappiamo benissimo invece che esiste una continuità dinastica all’interno della polizia di stato tra i dirigenti di oggi e quelli che dopo il 25 aprile vennero riabilitati e rimessi al loro posto con la complicità di Togliatti e del PCI. Con le sue dichiarazioni Roberto Savi ci dà conferma delle nostre convinzioni. La sua carriera sarebbe infatti cominciata, a quanto dice, a Rimini con la realizzazione di diversi piccoli attentati per conto delle organizzazioni neofasciste locali di cui frequentava gli ambienti.
Dal 1987 al 1994, per ben sette anni, i fratelli Savi e i loro complici hanno potuto agire impuniti e con la copertura della questura locale commettendo 24 omicidi, 102 ferimenti, 103 azioni criminali.
Da anni le famiglie delle vittime e i comitati chiedono una riapertura del caso affinchè vengano chiarite le tante zone d’ombra che circondano il caso. Crediamo che questi ulteriori sviluppi impongano questo atto dovuto nei confronti di tutte e tutti.