Dopo gli svastichismi polacchi, ecco sui muri toscani la «Madonna del Terzo Reich» che pubblicizza una mostra di tal Giuseppe Veneziano a Pietrasanta in Versilia (vedi Femminismo a Sud). Com’era prevedibile, il manifesto ha suscitato scalpore e la pubblicità sulle ossa di milioni di morti garantisce oggi un discreto successo. Giuseppe Veneziano replica così alla polemiche: «Se l’arte non provoca, allora cosa deve fare?». Non pretendiamo certo di dare risposte sul che fare dell’arte, ma con la logica del Veneziano qualsiasi provocazione è «arte» e un neofascista che spranga potrà sempre dire che era una performance… Una logica vicina a quella di CasaPound.
La «Madonna del Terzo Reich» ha ricevuto il patrocinio del sindaco Domenico Lombardi (PD) che ammette di essersi distratto: «Non l’avevo vista prima, altrimenti forse ne avrei scelta un’altra». Ma il PD, com’è noto, pare distratto e dormiente su moltissime questioni. A Traversetolo in provincia di Parma l’amministrazione di centrosinistra ha intitolato una strada a Paride Mori, ufficiale del battaglione «Bruno Mussolini», inquadrato nelle SS tedesche tra il ’43 e il ’45, un fervente «ragazzo di Salò», fascistissimo e antisemita, e mica tanto «ragazzo» perché allora era già quarantenne.
Non appena si è scoperta l’identità storica di Paride Mori, il sindaco Alberto Pazzoni ha dichiarato: «Ci siamo sbagliati. Non sapevamo chi fosse Mori. Ci siamo fidati della proposta giunta nel 2003 in commissione Toponomastica da un membro dell’opposizione, che si apprende ora essere un militante di estrema destra».
Quel «si apprende ora» è impagabile. Come se in Italia fra destra ed estrema destra vi fosse un qualche confine. In realtà, la destra protegge coccola e sponsorizza l’estrema destra. Così in questi anni la logica bipartisan, un po’ a te e un po’ a me, ha legittimato tanti errori, amnesie, svastichismi.
Intanto a Parma i «fascisti del terzo millennio» di CasaPound ronzano intorno a un altro morto: un anziano sotto sfratto, spaventato dalla prospettiva di finire in mezzo a una strada, ha ucciso il figlio 39enne e si è ucciso. Ed ecco che i fascisti subito appendono qualche striscione per il loro Mutuo Sociale: «Soliani vittima non carnefice» e «L’affitto è usura». Ma la mattina dopo alcuni di quei pezzi di carta erano appallottolati davanti alla loro sede con un biglietto: «Fasci di merda. Il vostro Vietnam». Se i Pazzoni dormono, qualcuno dovrà pur stare sveglio!
Oggi non si tratta soltanto di combattere la corruzione e la criminalità. Recentemente, Roberto Saviano su «Repubblica» distingueva fra il corrotto, criminale Nicola Cosentino (PdL) e il buono, onesto Stefano Caldoro (PdL). Un ambiguo esercizio di realismo che sarà forse utile o forse no, ma che occulta la sostanza di cui è fatta la destra in Italia e la microfisica della sua presa di potere sul territorio. Ecco un episodio dimostrativo tratto da ECN antifa.
Per festeggiare la vittoria di Stefano Caldoro, il 3 aprile 2010 un gruppuscolo di neofascisti con bomber neri e stemma tricolore distribuiscono nel centro di Napoli un volantino che celebra la cacciata della «giunta rossa» di Bassolino.
G.T. è un giovane di circa trent’anni, ex-studente di lettere che lavora come fonico e ha la sola sventura di trovarsi a passare per piazza Dante in quel momento. Non è un attivista, né pensa di interloquire in alcun modo con quelle persone. Quando gli danno il volantino lo prende al volo e prosegue senza nemmeno leggerlo. In tre, tra quelli che gli hanno dato il foglio, lo seguono per la piazza e cominciano a provocarlo: «Ti piace il volantino!?». G.T. sul momento neanche capisce la minaccia implicita, ma legge il foglio e ha la dignità di dire «No, per la verità non mi piace». A quel punto viene aggredito a pugni in faccia dai tre davanti ad altri passanti spaventati! «Mi sono difeso come ho potuto e ho ricevuto due colpi proprio sull’occhio – racconta – ma per fortuna non sono cascato in terra, altrimenti mi sarei sicuramente fatto molto più male». Infatti G.T. riesce a scappare e rifugiarsi in un bar. Dieci giorni di prognosi.
Insomma, non solo i corrotti e i mafiosi, ma anche i presunti «onesti» e «virtuosi», con la loro immacolata «rettitudine», possono essere autoritari e sponsor di neofascisti, picchiatori e provocatori. Del resto, «se l’arte non provoca, allora cosa deve fare?».