Ora che il Tribunale di Crotone ha ritenuto che ribellarsi anche con la violenza a una vita disumana è legittima difesa, le anime belle della «sinistra» si accorgono che in Italia ci sono da quindici anni leggi razziste come la Turco-Napolitano, voluta dal PD, e lager etnici come gli ex CPT e oggi CIE.
Anche il sindaco Virginio Merola, che quando era vicesindaco dello «sceriffo» Cofferati non ha mai detto nulla né riguardo al CPT né a proposito delle ruspe sulle baracche del Lungo Reno, scende adesso in campo per chiedere la chiusura del CIE di via Mattei, che l’anno scorso ha visto reclusi circa 600 stranieri di 43 nazionalità diverse. Quei CIE che i deputati del PD definiscono ora «lager pagati dagli italiani, peggiori delle carceri».
Non credano in tal modo di poter manipolare la memoria pubblica. Chi ha contribuito in questi anni alle politiche securitarie, agli allarmismi antidegrado, al razzismo istituzionale è anche un partito come il PD e tutti sanno che certe prese di posizione in campagna elettorale, di solito, lasciano il tempo che trovano.
Ma a un tratto sembra che le istituzioni si accorgano dell’orrore che, per anni, hanno assecondato, sdoganato, favorito, promosso.
A Napoli gli Sherlock Holmes della magistratura si accorgono tutt’a un tratto che i neofascisti s’ispirano a Hitler e sono razzisti, sessisti, squadristi e in armi.
A Bologna il 21 gennaio 2013 il Consiglio Provinciale ha votato un ridicolo Ordine del Giorno «urgente» dal titolo «Ricomparsa di movimenti e organizzazioni di ispirazione nazista e fascista» (con l’ovvia astensione della Lega Nord).
Così scrive l’illuminato consesso:
«Il Consiglio Provinciale di Bologna […]
VENUTO A CONOSCENZA
della ripresa di iniziative di tipo nazi-fascista e dell’intensificarsi delle stesse, della crescita e diffusione di movimenti dichiaratamente neonazisti, degli episodi di razzismo nello sport, dei numerosi atti di vandalismo a danno di monumenti e simboli in memoria dell’antifascismo, dei ripetuti tributi a figure e simboli fascisti…»
Dopo la legittimazione dei «ragazzi di Salò» da parte del PD nel 1996, dopo un quindicennio di acquiescenza istituzionale al neofascismo e di persecuzione legale dell’antifascismo, questo «venire a conoscenza» appare un po’ tardivo. Ma continuiamo a leggere:
«…
ESPRIME
La propria condanna nei confronti di ogni manifestazione lesiva dei principi della Costituzione italiana e la determinazione a contrapporvisi, in particolare con gli strumenti della conoscenza e dell’informazione».
E qui si tocca davvero il ridicolo. Pur «venuto a conoscenza», l’illuminato consesso della Provincia non trova nemmeno le parole per ricordare la violenza squadrista, gli omicidi, le aggressioni razziste, omofobe, sessiste. Non esprime alcuna condanna per il sangue versato in tutt’Europa dai neonazisti in questo decennio. Non lo sa neppure.
Non chiede che venga introdotto il «reato di tortura» contro i neofascisti in divisa. Non chiede che venga sancito il «diritto di resistenza» riconosciuto in gran parte d’Europa e già nella «Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino» del 1789.
Non sa nemmeno che nel 1947 il PCI e la DC cancellarono dalla bozza di Costituzione questo articolo: «Quando i poteri pubblici violano le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all’oppressione è un diritto e un dovere del cittadino».
Fin dal 1947, la «politica» ha cominciato a cancellare la Resistenza.
La tempesta è in arrivo, riuscite a sentirlo?