Nelle elezioni regionali in Alta Austria l’estrema destra dell’FPÖ ha raddoppiato i suoi consensi attestandosi a oltre il 30% dei voti e diventando il secondo partito a livello regionale. Il suo leader, Heinz-Christian Strache, ha speculato sull’ondata migratoria conducendo una campagna all’insegna della difesa della cristianità minacciata dai migranti musulmani.
Strache è uno dei tanti professionisti della paura che prosperano sul dissesto globale, sulla crisi economica, sull’impoverimento della gente, sull’apparente mancanza di alternative a una classe dirigente «democratica» ingorda, inadeguata e senza idee.
In Italia, ora Matteo Renzi ha finito di cancellare quel pochissimo di «sinistra» che rimaneva agli eredi del partito comunista e per di più ha confezionato una legge elettorale che assomiglia tanto alla Legge Acerbo che portò al potere Mussolini.
E ora l’alter ego di Matteo Renzi, il ducetto leghista Matteo Salvini, si appresta a varare il partito unico del centrodestra l’8 novembre a Bologna. Da quel palco, proprio da Bologna, Salvini vuole lanciare il listone della coalizione del futuro, a norma dell’Italicum.
Sono già arrivati ai sondaggi per il nome del listone. Di sicuro ci sarà la parola «Lega». Si fa un gran parlare di «Lega Italia» o «Lega degli Italiani», un brand costruito per sbarcare al Sud e soprattutto per catturare dirigenti ed elettori berlusconiani entro una probabile alleanza fra Lega Nord e Forza Italia. Ma tra i pubblicitari fascioleghisti pare vada per la maggiore il nome di «Lega dei Popoli».
E forse non è un caso che la dicitura «Lega dei Popoli» recuperi un nome illustre dell’anarchismo insurrezionale e bakuniniano.
«Adunque per vincere questa lotta secolare ei fa d’uopo contrapporre la Lega dei popoli alla lega dei re e delle caste, e per avere questa Lega dei popoli ei fa d’uopo insorgere d’oggi innanzi in nome di un principio comune a tutti i popoli».
(M. Bakunin, Programma della Rivoluzione democratico-sociale italiana, 1866)
Da sempre i fascisti cercano di imitare le culture rivoluzionarie per ricondurle sotto il giogo del potere e della gerarchia.
Nel 1894 i «Fasci dei Lavoratori» subirono la dura e sanguinosa repressione dei Savoia in Sicilia e in Lunigiana: eppure le squadre nere chiamarono il loro partito «Partito Nazionale Fascista» per mettere a profitto l’immaginario popolare di resistenza.
È una tattica usata anche dai neofascisti del dopoguerra: «Ordine Nuovo» e «Fronte della gioventù» erano un giornale e un’organizzazione legati alla militanza socialista e poi comunista di Gramsci.
Con più verità i leghisti avrebbero dovuto chiamarsi la «Lega dei Polli», e avere come motto «Ladroni a casa vostra»… 100.000 euro di «spese pazze» in Regione… 4,5 miliardi di euro con la truffa delle «Quote latte»…