Ci saranno proprio tutti l’8 novembre a sperare in un grande spot elettorale… «senza simboli di partito». Una grande ammucchiata di leader dell’estrema destra, di partiti e partitini neofascisti, fascioleghisti, neroazzurri che hanno scelto Bologna soltanto perché è una città che, in passato, ha dovuto subire le loro stragi, le loro trame nere, le loro Uno bianche…
Tanto per provocare, Matteo Salvini ha chiamato i bolognesi «zecche rosse».
Anzi, in questi giorni i dirigenti della Lega Nord hanno fatto di tutto per dimostrare il loro amore per la P38.
E parlano dell’8 novembre come se calasse su Bologna una truppa d’invasione, con un immaginario militarista, violento e sessista che mostra in fondo tutta la loro debolezza morale e civile.
Dall’altra parte, a Bologna vi è un ceto dirigente, una magistratura, un governo di sinistri funzionari che si fregano le mani perché sperano tutti di avere il loro tornaconto, all’ombra del sistema opaco, clientelare e corrotto su cui si regge il loro potere.
Così il sindaco Virginio Merola – che mentalmente risulta ormai sempre «all’estero» – è riuscito persino a dichiarare: «Se Berlusconi viene a Bologna è un bingo».
Poi c’è il magistrato Valter Giovannini che, in queste settimane, non ha fatto altro che promuovere e ispirare sgomberi, manganellate, angherie, tanto per creare un clima più favorevole alle provocazioni…
Poi c’è il questore Ignazio Coccia che sa preparare solo trappole, intimidazioni e violenze contro chi lotta per un mondo più degno, giusto e vivibile per tutte e tutti…
Poi ci sono i poliziotti fascistoidi che sono un pericolo pubblico e infatti sui loro manganelli si può leggere «Danger»…
Poi c’è la «sinistra della sinistra», quella che lancia sempre il sasso e nasconde la mano, che si dimette e non si dimette, che strumentalizza i movimenti sociali e, dopo l’uso, avalla la loro repressione.
Basti dire che, il giorno prima della manifestazione del 26 settembre, un esponente della «sinistra democratica» come Mauro Zani dichiarava ai giornali «Se la protesta non è dura e pura, non serve» e il giorno dopo, non essendo accaduto nulla, smentiva di aver mai detto una cosa simile.
Oggi la destra fascioleghista, il PD come «partito della Nazione» o il M5S come «antipartito della Nazione» sono etichette diverse sullo stesso prodotto tossico e autoritario.
Che il prossimo sindaco di Bologna sia il nullo Merola, o l’acida Bergonzoni, o qualche altro fantoccio dei poteri forti non ci cambia nulla, perché noi lottiamo «Contro ogni fascismo» e oggi solo le lotte sociali, le occupazioni, l’insubordinazione individuale e collettiva possono aprire nuovi spazi di libertà, di solidarietà, di fratellanza.