Un anno fa veniva sgomberata l’Aula C antifascista, per venticinque anni un luogo aperto e plurale di confronto, di dibattiti, di pranzi autogestiti, di feste, di ironia e fratellanza, di presentazioni di libri, di cineforum, di mobilitazioni sociali e civili, di presa di coscienza di un mondo reale ben diverso dai racconti istituzionalizzati. Dal 1989 almeno due generazioni di attivisti l’hanno attraversata e, in quell’auletta, abbiamo tutte e tutti imparato qualcosa.
Devastata per sfizio dall’azione congiunta di Procura, Questura, Università & «Resto del Carlino», l’Aula C è finita per diventare uno spettro favoloso che inquieta le paranoie del potere e la miseria morale di cattedratici che Gadda avrebbe definito «cretinoski» e che ora auspicano ronde, manganellate e punizioni esemplari contro chi li contesta.
Resta una memoria di libertà in una città sempre più militarizzata e più spenta in cui si susseguono sgomberi e sfratti…