Sabato 30 aprile per denunciare pubblicamente il tentativo di aprire una palestra in via Mattei da parte dei neofascisti: “Non staremo a guardare”. Appuntamento in piazza il 2 agosto: “La resistenza continua”!
Lunedì 25 aprile 2016 un bel corteo ha attraversato la città da piazza dell’Unità a piazza S. Rocco.
Chi c’era ha sicuramente colto il senso e la portata del corteo. Più di mille antifascisti si sono incamminati per via Matteotti facendo una prima tappa davanti alla stazione ferroviaria. Qui è stata ribadita l’unica verità possibile sulla strage del 2 agosto 1980 (85 morti e 200 feriti): la mano è fascista, il mandante è lo stato. È stata quindi data voce ai migranti e no borders che hanno rivendicato la libertà di movimento per tutte e tutti contro i confini, i muri e il filo spinato, denunciando lo sfruttamento delle risorse dell’occidente e le guerre neocoloniali che sono alla base delle migrazioni.
Non ci stupisce che alcuni quotidiani locali non abbiano dato pressoché alcuna copertura mediatica a questa iniziativa nata e cresciuta dal basso e in senso anti-istituzionale, accennando più che altro a blocchi del traffico e preferendo intervistare sul senso del 25 aprile la candidata sindaco leghista Lucia Borgonzoni o contare quanti bicchieri di plastica si fossero accumulati vicino ai cassonetti adiacenti via del Pratello.
La manifestazione è poi ripartita risalendo via Indipendenza accolta da applausi e incoraggiamenti: in molti si sono uniti e la partecipazione nella tarda mattinata è stata davvero importante. Hanno preso parola tutti gli spezzoni presenti a indicare come l’antifascismo, la resistenza e la liberazione vivano nelle lotte di oggi: gruppi femministi e queer, occupanti di case, attivisti delle palestre e dello sport popolare, skins e punks, lavoratori e sindacalisti di base, migranti e antirazzisti, cucinieri ribelli (che hanno pubblicizzato il festival delle cucine popolari autogestite del 7-8 maggio), precari e studenti medi e universitari.
In Piazza Maggiore un cordone di polizia e carabinieri in assetto antisommossa si copriva di ridicolo difendendo (da chi e da cosa non si sa) il sacrario dei partigiani dove in mattinata si erano tenute le commemorazioni ufficiali. È parso chiaro a tutti i presenti che gli eredi dei partigiani sono gli antifascisti di oggi, capaci a 71 anni di distanza di dare nuovo significato alla lotta di liberazione: una liberazione dalle leggi razziste e dai confini statali, dallo sfruttamento fatto di stage e di precarietà, dall’omofobia e dal sessismo, dalla mancanza di alloggi, dallo smantellamento progressivo di tutti i servizi essenziali, dal saccheggio di ricchezza pubblica attraverso “le grandi opere” e la corruzione eretta a sistema, dagli intrighi mafiosi delle politica di palazzo e della farsa delle elezioni, dall’autoritarismo di un potere che manganella, denuncia e rinchiude chi dà voce alle lotte sociali.
Il corteo ha infine attraversato via Ugo Bassi e via del Pratello, dove gli organizzatori hanno preso la parola dal palco ribadendo la necessità di un antifascismo plurale e unitario che metta in rete le diverse e necessarie pratiche di conflitto e autogestione oggi presenti in città. Due compagne femministe, intervenendo dal palco, hanno denunciato la discriminazione economica e sociale che le donne si vivono oggi in Italia, e la repressione e le torture del generale Al Sisi contro i movimenti sociali egiziani, condotte con armi e mezzi in gran parte di fabbricazione italiana.
È stata quindi ricordata la prossima iniziativa di sabato 30 aprile per denunciare pubblicamente il tentativo di aprire una palestra in via Mattei da parte dei neofascisti: “Non staremo a guardare”. In ultimo è stato dato appuntamento in piazza il 2 agosto: “La resistenza continua”!
Nodo sociale antifascista // Bologna