Ha ragione certo Zic.it a evocare la «pax romana», quella quiete armata e minacciosa sotto il comando imperiale di cui Tacito scriveva «ubi solitudinem faciunt, pacem appellant» («dove fanno il deserto, lo chiamano pace»).
Già perché nel trentennale della strage del 2 agosto 1980 le istituzioni non sarebbero più disposte a farsi fischiare in piazza o ad altre forme di civile contestazione. Quanto più lo Stato risulta incapace di garantire un’effettiva serenità sociale − la salute di chi lavora, la redistribuzione della ricchezza, l’equità del vivere, − tanto più l’ordinamento politico istituzionale deve mostrarsi indiscutibile e incontestabile. Anche a costo della cancellazione della memoria sociale e del paradosso di una «memoria condivisa» programmata solo per soffocare il ricordo delle violenze di governo.
È giusto: se ne stiano pure rintanati dentro i loro palazzi. Noi, in pochi o in molti, andremo come ogni anno nella Piazza della Stazione a portare la nostra verità sulle stragi di Stato, sulla manovalanza neofascista e sulla strategia della tensione. Una strategia che, pur adattata a tempi nuovi, allunga le sue ombre anche sul presente.
Guido Crainz ha mostrato la connessione storica tra generiche violenze neofasciste e stragismo nero dal 1968 al 1980: «lo squadrismo neofascista lancia l’offensiva più seria mai tentata nell’Italia repubblicana, con protagonisti diversi e con connessioni differenti: dai militanti del Movimento sociale italiano alla nebulosa dei gruppi semiclandestini o clandestini; e sino a uomini variamente presenti all’interno dell’esercito, dei servizi, dei più diversi apparati dello Stato. Nel clima che abbiamo evocato, esasperato in modo parossistico dalla stampa di destra (da “La notte” a “Il Tempo”, e naturalmente a “Il secolo d’Italia”), le aggressioni verso sedi e militanti di sinistra – o presunti tali – raggiungono grande intensità. Il peso della destra negli episodi di violenza […] è pari al 95% tra il 1969 e il 1973, all’ 85% nel 1974 e al 78% nel 1975 […]. La ricerca coordinata da Marco Gelleni fa cogliere da vicino il crescente dispiegarsi delle violenze contro persone o cose compiute dai gruppi neofascisti: dalle 148 del 1969 (contro le 10 attribuite alla sinistra) alle 286 del 1970, sino alle 460 del 1971. Nell’autunno del 1971 la giunta regionale lombarda presenta i risultati di una propria indagine: vi sono stati 400 episodi di violenza fascista nella regione dal 1969, uno ogni due giorni. Di lì a poco, bombe rivendicate dalle SAM (Squadre d’azione Mussolini) colpiranno l’abitazione del procuratore generale di Milano Luigi Bianchi d’Espinosa» (G. Crainz, Il paese mancato. Dal miracolo economico agli anni ottanta, Roma, Donzelli, 2003, pp. 370-371). Poi vennero le stragi.
Oggi, di nuovo, le aggressioni neofasciste si incrementano di anno in anno, di mese in mese. Da Riva del Garda a Modena e a Roma Tor Vergata (una di seguito all’altra)…
Questo l’articolo sul “Manifesto”:
Pd e Pdl si accordano: «Basta fischi alla cerimonia»
È una protesta civile, che ha investito politici di destra e di sinistra con accenti diversi, quasi tutti gli anni da quando si celebra l’amaro anniversario della strage di Bologna. Eppure né Pd né Pdl vogliono più ascoltare i fischi della piazza bolognese che puntuali arrivano il 2 agosto. Anche se il sindaco Flavio Delbono si è dimesso da tempo, i principali partiti di destra e sinistra si starebbero accordando per modificare la cerimonia. In modo da evitare le proteste. A lanciare la proposta, già discussa durante il rapido mandato di Flavio Delbono, è stato il commissario Anna Maria Cancellieri. Enzo Raisi, del Pdl, ha detto di essere d’accordo: «Un ripensamento è giusto per evitare la sceneggiata della protesta di piazza». E il segretario cittadino Pd Andrea De Maria gli è già andato dietro, ponendo come sola condizione che l’Associazione dei familiari delle vittime sia d’accordo con «le modalità di svolgimento della cerimonia».
Questa invece la presa di posizione del Prc (che, finalmente, pare liberarsi delle capziose argomentazioni innocentiste di Andrea Colombo, ex portavoce del Prc al Senato):
Strage Bologna: Prc, no a modifica celebrazioni 2 agosto
Bologna, 15 mar. – (Adnkronos) – No alla disponibilità bipartisan Pd-Pdl alla proposta della commissaria del Comune di Bologna in merito al 2 agosto che ha «l’obiettivo, di nuovo, di cambiare le modalità della celebrazione dell’anniversario della strage della stazione per mettere il bavaglio alle polemiche e alle contestazioni che emergono ogni anno». Lo dichiarano Nando Mainardi, segretario Prc Emilia Romagna, e Rossella Giordano, segretario Prc Federazione di Bologna, secondo i quali «se ci sono polemiche e contestazioni, è perché non è stata fatta ancora luce sui mandanti che hanno armato gli esecutori materiali, i fascisti Valerio Fioravanti e Francesca Mambro».
E ancora, affermano, «è perché ancora oggi i governi possono nascondere le proprie responsabilità, come è avvenuto ancora qualche giorno fa in Parlamento sull’archivio segreto del Sismi, dietro il segreto di stato». «Questa è la questione – concludono Giordano e Mainardi – che pone ancora oggi il 2 agosto, e non si può pensare di risolverla allontanando la celebrazione dalle cittadine e dai cittadini».