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Biologismo di Susanna Tamaro


Nella nuova offensiva culturale neoautoritaria ha un posto di rilievo il biologismo: cioè il far apparire – con naturalezza – le soggettività come “naturalmente” vincolate alla “famiglia”, alla “stirpe”, al “sangue patrio”. Eccone un esempio da Susanna Tamaro nella sua recente sortita sul “Corriere della Sera” a “difesa della vita” (non delle condizioni di vita in continuo peggioramento, ma del naso o dello zigomo di famiglia rifatto e omologato dal chirurgo estetico):

«Il corpo è l’espressione della nostra unicità ed è la storia delle generazioni che ci hanno preceduti. Quel naso così importante, quei denti storti vengono da un bisnonno, da una trisavola, persone che avevano un’origine, una storia e che, con la loro origine e la loro storia, hanno contribuito a costruire la nostra. Rendere anonimo il volto vuol dire cancellare l’idea che l’essere umano è una creatura che si esprime nel tempo e che il senso della vita è essere consapevoli di questo … Noi siamo la somma di tutti i nostri antenati…»

Magari anche certi cancri, o disposizioni al cancro, si ereditano dal bisnonno e dalla trisavola. E, per rispetto agli antenati, non dovremmo farci “omologare” alle attuali possibilità di sopravvivenza, ma lasciarlo “esprimere nel tempo”. Anche il fascismo – diceva Umberto Saba – assomiglia sorprendentemente a un cancro e qui sopra, sottolineata, avete una piccolissima, stupida metastasi concettuale.

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