La prova generale del revisionismo di Stato alla maturità non è andata benissimo. Il saggio breve sorcio-politico «Il ruolo dei giovani nella storia e nella politica. Parlano i leader» – con l’incongrua rivendicazione dell’assassinio di Matteotti da parte del leader Mussolini fra i documenti da commemorare – è stato affrontato dal 4,3% degli studenti. Solo lo 0,6% ha svolto il tema storico sulle foibe.
Non ha dubbi invece il ministro Gelmini: lei avrebbe scelto la traccia sui giovani e i leader, calpestando il sangue ormai secco e storicamente obsoleto di Matteotti. «Avrei scelto la traccia sui giovani e i leader perché dimostra che la politica, in ogni epoca storica, non può prescindere dal ruolo e dalla forza ideale dei giovani».
Ovviamente la destra esulta compatta per lo sfregio revisionista e fazioso sulla scuola pubblica della traballante «Repubblica antifascista fondata sul lavoro». Ma alla fin fine si tratta di uno sfregio miserabile e penoso che mostra solo quali pensieri piccoli piccoli abbia questa arruffata e arraffona classe dirigente.
Oggi, dopo le polemiche, il ministro Gelmini cerca di giustificarsi: «Non c’è nessun giudizio di valore. È semplicemente un’analisi di come i leader hanno visto i giovani nell’evoluzione storica. Sarebbe come accostare la prima alla seconda guerra mondiale. Nel senso che c’è stata la prima e poi la seconda guerra mondiale. Si tratta di una cronologia storica, non è che noi abbiamo voluto dare una valenza qualitativa all’uno e all’altro leader. Semplicemente si è voluto analizzare nell’evoluzione storica come i leader hanno visto i giovani». Insomma, come i sette re di Roma dell’Italietta antimoderna: prima ci fu re Mussolini, poi re Togliatti, poi re Moro, poi re Giovanni Paolo II e infine…
Se ne è accorta anche la Federazione degli Studenti che ha dichiarato:
«Ci sembra quanto meno inaccettabile il contenuto di una delle tracce del tema di maturità oggi presentato agli alunni di tutta Italia. I leader nascono perché scelti in un contesto di libertà, non all’interno di una dittatura. Tralasciando la gravità nel suggerire Mussolini come un esempio di partecipazione politica, sembra assurda l’associazione con Moro, Togliatti, e senza considerare neppure minimamente i diversi sistemi politici di riferimento in cui questi personaggi hanno vissuto. Inoltre il ruolo dei giovani nella politica viene proiettato in personaggi di un passato scomposto temporalmente e strettamente nazionale».
A commento della faziosità del ministro Gelmini il Comitato antifascista di Trieste ha biasimato in una nota la scelta di una traccia palesemente nazionalista e reticente sui crimini e massacri del Fascismo italiano:
«Le Foibe sono state la risposta – che può essere sbagliata, irrazionale e crudele, ma pure sempre risposta – alla persecuzione e alla repressione violenta e sistematica cui per più di vent’anni lo Stato fascista italiano aveva sottoposto le popolazioni slovene e croate di queste zone. È assurdo parlare, riferendosi ad esse, di genocidio o di programmazione sistematica di sterminio, ma semmai di scoppio improvviso di odii e rancori collettivi a lungo repressi. La lotta cruenta del 1943-1945 non è stata principalmente uno scontro nazionale. Infatti i resistenti, sia italiani che slavi, si battevano contro i fascisti oppressori che, dopo quasi un ventennio di violenta dittatura in Italia, avevano occupato Lubiana nel 1941 e investito la popolazione civile con incendi, sevizie, fucilazioni di massa. La repressione sanguinosa fu realizzata anche con l’aiuto di collaborazionisti slavi filofascisti. La consapevolezza che vi siano state possibili vittime innocenti nella guerra antifascista non può far dimenticare le differenze profonde tra chi lottava per la libertà e il progresso sociale, e chi per un regime di oppressione e di razzismo. E dato che la “pacificazione” comporterebbe anche il riconoscimento delle proprie responsabilità ricordiamo che dopo il 1945 l’Italia “nata dalla Resistenza” non processò mai i propri criminali di guerra per gli eccidi, le rappresaglie con deportazioni di civili e distruzioni di interi villaggi, compiuti in Jugoslavia, Albania, Grecia, Africa».
Anche gli studenti di Senzatregua biasimano la pochezza e la faziosità politica della scelta dei temi di maturità, osservando che la citazione di Mussolini non c’entra proprio nulla con la traccia proposta ed è lì solo per assecondare l’attuale degrado civile. O forse per strizzar l’occhio ai soliti cocchi del governo, i «fascisti del terzo millennio».
TRACCE DA PUPA E IL SECCHIONE, VERGOGNOSA LA CITAZIONE DI MUSSOLINI
Le tracce della maturità di quest’anno sembrano uscite dal copione de “La pupa e il secchione” piuttosto che da una commissione ministeriale. Basso profilo critico in generale e qualche manovra politica mascherata sotto il falso nome di traccia di tema della maturità.
Ci saremmo aspettati che si parlasse della crisi economica e dei problemi reali, ma il ministero da preferito parlare degli Ufo. Al posto di porre lo sguardo sulle questioni che toccano da vicino la società, si propone un tema che, verrebbe proprio da dire, non sta né in cielo né in terra…
Troviamo poi del tutto fuori luogo la citazione di Mussolini.
Non siamo contrari alla presenza in sé di una citazione di Mussolini o di qualche esponente del regime fascista, purché questa sia contestualizzata e sia data in un’ottica di critica ad un esperienza storica, come quella del fascismo in Italia. Ciò che troviamo scandaloso è che si citi Mussolini per il solo scopo di citare Mussolini, con il famoso discorso alla Camera sull’omicidio Matteotti, che nulla ha a che vedere con i giovani, se non la presenza del termine “gioventù”, e che ha come unico tornaconto quello di accontentare qualche ministro, più che di parlare criticamente di un periodo buio della nostra storia come quello fascista.
Alla stessa logica risponde il tema sulle Foibe. Noi non siamo contrari a parlare di Foibe, ma chiediamo la loro contestualizzazione storica, mentre la traccia del Ministero evita accuratamente di inserire tra le linee giuda dello svolgimento del tema: l’occupazione fascista dei territori slavi, le violenze, le campagne di italianizzazione forzata e tutto ciò che avvenne prima della guerra.
Per il resto, appena accettabili le tracce sul piacere la ricerca della felicità (ci aspettavamo qualcosa di meglio nell’ambito socio-economico) e al limite del grottesco il tema sulla musica.
In definitiva, ci saremmo aspettati di meglio, ma il Ministero non ha perso l’occasione per smentirci con i fatti ancora una volta!