Da mesi una cappa di silenzio mediatico era scesa sul processo per la strage di Brescia. Un processo su un evento importante della storia di questo paese è stato relegato in un ripostiglio buio della nostra coscienza civile, metaforicamente e materialmente: nell’aula 67 del Tribunale, uno stretto pertugio dove in pochi hanno trovato posto. Ora gli imputati se ne vanno tutti assolti.
Come scrive Radio Onda d’Urto: «Lo Stato, ancora una volta, assolve sé stesso. I giudici della Corte d’assise dopo una settimana di camera di consiglio hanno assolto tutti i cinque imputati: gli ordinovisti neofascisti Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, l’estremista di destra e membro dei servizi segreti italiani Maurizio Tramonte, l’ex generale dei carabinieri Francesco Delfino e Giovanni Maifredi, morto durante il procedimento. L’assoluzione è intervenuta in base all’articolo 530 comma 2, cioè la vecchia formula dubitativa dell’insufficienza di prove».
Oltre quattordici stragi di Stato, e solamente nel caso della strage di Bologna si sono potuti identificare alcuni degli esecutori materiali. Ma anche in quel caso, Mambro e Fioravanti hanno ricevuto un singolarissimo trattamento di favore e persino la patente bipartisan di «innocenti». Così, quando qualcuno chiederà a uno studente chi è il responsabile di una qualche strage, si sentirà rispondere che sono stati i «terroristi» o i «brigatisti», e non che lo Stato ha condotto una guerra sporca e cruenta contro le speranze di trasformazione sociale di un’intera generazione.
Chi vuole cancellare il passato, si prepara forse a ripeterlo. Per questo è importante ricordare che «le bombe nelle piazze, le bombe nei vagoni, le mettono i fascisti, le pagano i padroni».