Approfittando del periodo preelettorale, i neofascisti alzano il tiro con un’ondata ben sincronizzata di piccole e grandi provocazioni, aggressioni, violenze, accoltellamenti, nel tentativo di favorire un clima di paura, di disordini, di repressione che accompagni la progressiva stretta autoritaria di un paese in crisi e in guerra.
Dapprima sono state le forze istituzionali a dare il segnale contestando la festa imminente del 25 aprile: «Basta con la mitologia della Liberazione!». Cirielli (PdL): «Limiti e ombre tra i partigiani». Dozzan (ex An): «A quel tempo non c’era una parte giusta e una sbagliata per la quale combattere». La Destra: «È una pseudofesta nazionale». Eccetera: questi sono i committenti in doppio petto, i mandanti «morali», coloro che chiedono un po’ di polverone al servilismo neofascista.
Così, dopo aver festeggiato il compleanno di Adolf Hitler, a Roma i neofascisti appiccicano manifesti con il Fascio littorio per il 25 aprile. In Emilia, in Lombardia vengono bruciate le corone poste sui monumenti della lotta partigiana. A Bologna, mentre di giorno Forza Nuova fa banchetti in centro per promuovere idee xenofobe e discriminatorie, vengono incollati nella notte striscioni di carta con scritto «Onore ai caduti della R.S.I.». È una tipica pratica del neofascismo: se il terreno è cedevole, si sferra un colpo più forte.
Poi si viene alle aggressioni e alle coltellate. A Roma la sera del 26 aprile sei giovani del collettivo studentesco «Senza Tregua», di età tra i 16 e i 18 anni, sono accerchiati e picchiati in tarda serata nel quartiere Talenti. Una quindicina di attivisti di CasaPound e Blocco studentesco, scesi da alcune auto, si sono diretti verso di loro con caschi, spranghe e mazze di legno in mano e hanno iniziato a pestarli senza dare spiegazioni. Alcune ore dopo un altro pestaggio in un bar. Ovviamente, secondo una sua tecnica collaudata, CasaPound si è dichiarata «estranea ai fatti», ma non è così.
A Napoli un’aggressione violentissima con mazze e coltelli a studenti antifascisti per mano di altri militanti di CasaPound. Il bollettino dell’azione squadrista non è lieve: 4 feriti di cui uno – un giovane di Casapound – corso a farsi refertare all’ospedale Loreto Mare (e dimesso dopo un paio di ore). Si tratta di Enrico Tarantino, candidato alla III Municipalità in una lista collegata a Lettieri (PdL) e coinvolto la settimana scorsa nella polemica per la pagina su Facebook di fantomatici auguri ad Adolf Hitler. Tre giovani dei collettivi di sinistra presentano invece profonde ferite da armi da taglio alle mani e alle gambe. Per loro è stato necessario il ricovero.
Come al solito, i media hanno cercato di fare un po’ di polverone, da un lato inventandosi una immaginaria aggressione al candidato sindaco Lettieri, e dall’altro Lettieri stesso ha cercato sia di sminuire la violenza neofascista, sia di calmare l’esuberanza da seviziatori dei suoi “ragazzi”: «Mi auguro che i prossimi 15 giorni di campagna elettorale siano sereni, tranquilli, dai toni sobri da parte di tutti», ha dichiarato, senza porsi il problema di ripulire la sua lista da neofascisti e/o camorristi.
A Milano è invece Forza Nuova a candidarsi al nobel dell’infamia: minacce, insulti, croci celtiche, fino al tentativo di sessanta militanti di Forza Nuova di assalire una trentina di antifascisti che commemoravano Gaetano Amoroso, lo studente di 21 anni ucciso a coltellate da neofascisti il 27 aprile 1976, quasi la rivendicazione morale di quell’omicidio.
Intanto, ed è una buona notizia e un esempio per tutt*, in Ungheria i giovani rom si sono organizzati contro i raid neofascisti. Oggi, ci vengono lezioni di libertà da paesi e popoli che la propaganda di regime ha per anni denigrato e descritto come «incivili» e «barbari». Ecco il fatto.
Alla fine le continue aggressioni e il vero e proprio ‘pogrom’ messo in atto dai gruppi paramilitari dell’estrema destra nel villaggio ungherese di Gyongyospata hanno innescato la reazione dei giovani rom che si sono scontrati con i neofascisti. Nel villaggio dell’Ungheria nordorientale (a 80 km da Budapest) da settimane teatro delle aggressioni razziste della milizia neofascista “Vederoe” (“Forza di difesa”, emanazione del partito xenofobo Jobbik) contro la popolazione rom, ieri sera si è assistito ad un importante atto di resistenza da parte di questi ultimi. Per la prima volta i rom non sono scappati, ma hanno sostenuto lo scontro con gli energumeni che, alla fine della giornata, hanno addirittura denunciato una ‘aggressione’ nei loro confronti. Il capo delle squadracce neofasciste Tamas Eszes ha sostenuto davanti alla stampa che 100-120 rom avrebbero attaccato i suoi militanti che stavano “pacificamente passeggiando” in abiti civili e non in uniforme (come in realtà s’erano finora presentati i miliziani). I rappresentanti della comunità rom, dal canto loro, accusano i picchiatori di aver provocato per tutta la giornata di ieri i propri esponenti. Quando alcuni “miliziani” hanno aggredito un cittadino rom, minacciandolo anche con una pistola, è partita la violenta e sacrosanta reazione dei giovani della comunità contro i neofascisti provenienti da altre zone del paese. Leggi tutto sul Pane e le Rose.
a proposito di mandanti:
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/25-aprile-il-pdl-festeggia-cosi/2149916/8