Un redattore ci assicura che Eddy Anselmi non ha più rapporti con Radio Città Fujiko. Abbiamo quindi tolto, su sua richiesta, ogni riferimento alla radio. Ci scusiamo dell’errore, anche se riteniamo un po’ fuorviante il tono della risposta: «Non ci interessa la sfida a chi ha idee più dure o radicali, che è il contraltare alla sfida leghista e machista a chi ce l’ha più lungo. Le nostre parole non sono il prolungamento né dei nostri peni né dei nostri stomaci» (vedi sotto fra i commenti). L’antifascismo non è questione né di pene, né di stomaco, ma di libertà civile e liberazione sociale da forme di autoritarismo, razzismo, violenza che attraversano ancora le istituzioni e i territori di questo paese.
Con il titolo simpatico di «Il sol dell’avvenire che sorge al contrario», tal Eddy Anselmi ha recensito sul Corriere di Bologna l’ultimo disco dei Legittima Offesa, «uno dei gruppi di punta» (!) di una presunta «scena musicale che fa riferimento all’estrema destra cittadina», ritraendo la band nei panni di «innocui» rockettari: «i Legittima Offesa», scrive Eddy Anselmi, «si collocano tra le sonorità del primo Ligabue e la poetica dell’insoddisfazione dei tardi 883, dipingendo, con toni assolutori quanto innocui, un’immensa periferia operaia, caratterizzata dal rumore dei motori truccati e popolata da fuorilegge».
Non una parola su quali “offese” siano “legittime” secondo le canzoni dei Legittima Offesa: l’odio e la discriminazione razziale, la violenza contro i “comunisti”, il mito del “quanto sangue quanto onore”, l’apologia di fascismo, ecc.
Non una parola sul fatto che nell’ultimo decennio i musicisti dei Legittima Offesa abbiano aggredito a suon di botte e bottigliate tante persone a caso, per svago da nazi, magari perché avevano i capelli troppo lunghi o una maglietta inopportuna.
Ecco qualche fatto:
Un ragazzo di Cesena, la sera del 9 luglio 2005, uscendo dalla discoteca Rock Planet di Pinarella di Cervia fu affrontato da un gruppo di persone una delle quali, armata di bottiglia, lo colpì ripetutamente al volto sfregiandolo, dato che il contenitore di vetro si era frantumato. Movente dell’aggressione l’appartenenza all’area politica di sinistra: «Sei comunista, vero?» «Sì, ma che c’entra», e via al pestaggio. L’aggredito ha però riconosciuto in foto il suo aggressore: Luigi Guerzoni, detto Gigi, allora 34enne, bolognese con residenza a Castel Bolognese, responsabile provinciale dei giovani di Forza Nuova, già coinvolto in gravi fatti di violenza, voce e chitarra del gruppo musicale nazirock Legittima Offesa (vedi Carlino Ravenna).
Verso le tre e mezza del 15 novembre 2008, due ragazzi e una ragazza che tornavano da una festa di laurea in Piazza Santo Stefano, hanno incrociato, dalle parti di Piazza della Mercanzia, un gruppo di nazisti che li ha aggrediti e picchiati. Fra i picchiatori vi erano il cantante e il batterista del gruppo Legittima Offesa. Uno dei due è anche responsabile provinciale dei giovani di Forza Nuova. A quanto si apprende, contro i ragazzi sono state utilizzate anche bottiglie di vetro e gli sgabelli di un bar. Il ferito più grave ha ricevuto un brutto colpo all’occhio, ed ha naso e zigomi fratturati. Dovrà essere presto operato. A scatenare l’aggressione sarebbe stato l’aspetto fisico dei tre: capelli lunghi e soprattutto una chitarra e un bongo, subito preso di mira e danneggiato (da Zic.it).
Ed è un altro fatto che il leader dei Legittima Offesa abbia numerosi precedenti per reati di discriminazione razziale, porto d’armi, fabbricazione di ordigni esplosivi, violenze e minacce.
Secondo Eddy Anselmi l’ideale cantato dai Legittima Offesa sarebbe quello di «vivere sognando amori impossibili». Più che amore, sembrerebbe squadrismo politico travestito da musica scadente e lugubre.
se si cerca fra virgolette “Eddy Anselmi di radio città fujiko” vengono fuori 4 pagine
A chi sbaglia bersaglio
di Alessandro Canella
mercoledì 30 novembre 2011 – 18:21
Ogni giorno a Radio Città Fujiko diamo voce a chi non ne ha. Ogni giorno, nei nostri spazi di informazione, parliamo di lavoratori sfruttati, senzatetto, donne, migranti, detenuti, studenti.
Ogni giorno cerchiamo, con pochi mezzi, di diventare il megafono di chi non trova spazio nelle “ricostruzioni ufficiali” dei mezzi di comunicazione mainstream.
Parliamo di lotte, parliamo di sogni, parliamo di resistenze.
Siamo un gruppo di giornalisti che, quotidianamente, cercano di intepretare il loro lavoro in un modo diverso. Non avendo padroni o editori, ci nutriamo quotidianamente della libertà di espressione e svolgiamo il nostro compito, tra mille difficoltà ed ostacoli, in direzione ostinata e contraria. Non abbiamo tecnologie di grido, non abbiamo protezioni di alcun tipo, non ci siamo votati ad alcuna religione.
Pensiamo però di avere due qualità che sembrano quasi scomparse nella società di oggi, e non solo tra chi aderisce al pensiero dominante: umiltà e capacità di ascolto.
L’umiltà è quella dote che ci consente di metterci costantemente in gioco, ci spinge a migliorarci, a fare autocritica. È quella qualità che non ci fa sentire migliori di altri, atteggiamento di cui invece è intriso il mondo del giornalismo nel quale operiamo e che guasta anche alcuni settori sociali.
La capacità di ascolto, un bene raro oggi, è quello che ci permette di dialogare con tutti, anche con quelli diversi da noi. Guardare solo il proprio ombelico non consente di crescere e imparare cose nuove. Chiudere le orecchie e urlare solo ciò che si pensa espone le persone all’isolamento, alla costruzione di dogmi, all’autoreferenzialità, all’impoverimento, alla dipendenza dalle mode (anche politiche) che sono presenti anche tra chi cerca a tutti i costi di sembrare anticonformista.
Quotidianamente, su Radio Città Fujiko, raccontiamo quanto succede. Raccontiamo anche e soprattutto quanto non troveremo mai nella prima pagina di un giornale.
Diamo spazio a istanze culturali, politiche e sociali, a movimenti che rivendicano un mondo migliore. Diamo loro spazio nonostante, a volte, movimenti che hanno gli stessi obiettivi litighino fra loro per questioni di egemonia e di visibilità.
Facciamo tutto questo e continueremo a farlo. Continueremo a dare voce anche a chi, con patetici pretesti scaturiti da un rancore omologante, getta fango su di noi e ci accusa di cose che non abbiamo mai fatto.
Non ci interessa la sfida a chi ha idee più dure o radicali, che è il contraltare alla sfida leghista e machista a chi ce l’ha più lungo. Le nostre parole non sono il prolungamento nè dei nostri peni nè dei nostri stomaci.
Continueremo a dare voce a chi voce non ha. Continueremo a dare voce anche a chi ha tempo da perdere e preferisce sparare sui suoi compagni di viaggio piuttosto che combattere il nemico.
Ci mettiamo la faccia, ci mettiamo il cuore, ci mettiamo la testa.
http://www.radiocittafujiko.it/a-chi-sbaglia-bersaglio
Ho letto anche io l’articolo. Mi pare che Anselmi abbia fatto il contrario di quello che dite, ovvero abbia proprio sbeffeggiato la canzone di cui parla (la “mai troppo affollata” estrema destra cittadina vuole dire che “sono quattro gatti”) fingendo di parlarne neutralmente. Paragonare un complesso che si dice “””politico””” alla “poetica della disillusione dei tardi 883” è abbastanza eloquente, come dire che i LO sono più noti per la loro collocazione politica che per la loro proposta musicale vuole dire che la loro musica vale di per sè poco.
D’altra parte, l’articolo è apparso sul Corriere della sera, in una rubrica dove si parla di canzoni bolognesi e dedicate a Bologna (e nei mesi scorsi è stato il turno dei Nabat o Inoki, trattati con ben altro rispetto).
I LO, con quella canzoncina da rock parrocchiale che mi sono andata a sentire su Youtube ci fanno ancora di più la figura dei Nazisti dell’Illinois. Ho riso di loro come di un Emanuele Filiberto qualsiasi.
ciao
sono Stefano Migliore, Radio Città Fujiko.
Eddy Anselmi non è un dj di Radio Città Fujiko, ha scritto sul Corriere e non ha trasmesso dalle nostre frequenze, risponde quindi personalmente del suo lavoro.
Quindi il vostro titolo è sbagliato, anche perchè notoriamente Radio Città Fujiko non controlla nè il Corriere nè la Rai, altra testata con cui il giornalista Eddy Anselmi collabora. Lo stesso discorso vale per gli oltre cento dei nostri collaboratori che scrivono su altre testate e di cui noi non rispondiamo.
Vi chiederei quindi di cambiare il titolo e di togliere la radio tra i tag, perchè fuorvianti.
Per il futuro vi invito a contattarci per qualsiasi cosa ai nostri indirizzi mail, postali o telefonici, che trovate sul nostro sito prima di scrivere cose assolutamente sbagliate.