Non v’è dubbio che le ragioni dell’antifascismo appaiano oggi molto più evidenti e urgenti che qualche anno fa. Oggi in ogni parte d’Europa le politiche della destra identitaria e neonazista diventano sempre più aggressive e i governi lasciano fare. Non ci vuole molto a capire che ciò non promette nulla di buono. Anzi, lo sanno tutti.
Non è un caso che la manifestazione antifascista di sabato 24 novembre per la chiusura della sede di CasaPound a Bologna abbia avuto una così larga e composita partecipazione. Saluti e applausi dalle finestre e dalle terrazze. Gente del quartiere che scendeva di casa per unirsi al corteo. Gente che cantava «Bella ciao» ai margini della strada.
Chi non vede proprio nulla è invece un giornalismo di pseudosinistra che cerca sempre di aprirsi al dialogo democratico, sociologico, promozionale o indulgente con «l’altro»… L’ultimo insulto alla memoria antifascista viene ora dal «Manifesto», sempre fecondo di idiozie pseudo-revisioniste e anti-antifasciste in nome del «nuovismo» a tutti i costi.
Sul «Manifesto» del 23 novembre 2012, tal Alessandro Portelli scrive un articolo sull’aggressione razzista e squadrista (ma questa parola non appartiene al lessico portelliano) ai tifosi inglesi in un pub romano. E a un certo punto scrive:
«Il commento più frequente sulle radio laziali è: non ci crediamo, non possiamo essere stati noi. Ora, l’incredulità è il primo stadio della reazione a un trauma, come quando uno viene a sapere di avere una malattia gravissima (e non riguarda solo i tifosi di calcio: vi ricordate quando cantavamo “Impossibile, un compagno non può averlo fatto”, e invece i “compagni” lo facevano eccome)».
Ora, la citazione è quella della Ballata del Pinelli che racconta l’assassinio di un anarchico all’interno della Questura di Milano dopo la strage neofascista di Piazza Fontana:
“Impossibile” – grida Pinelli –
“Un compagno non può averlo fatto
Tra i padroni bisogna cercare
Chi le bombe ha fatto scoppiar”.
Qui non si tratta neanche di dire che Portelli dice il falso e calunnia i vivi e i morti: lo sanno tutti che lo stragismo in Italia, da Piazza Fontana fino a Gianluca Casseri, è solo e unicamente neofascista.
Qui non si tratta neanche di boicottare un giornale come il «Manifesto» che vive un pessimo epilogo, indegno della sua storia, e che sparirà da solo. Né si tratta di rimpiangere tutti gli euro dati in questi anni a sostenerlo, anche se oggi appare evidente che si potevano usare meglio.
Quello che fa specie è che Portelli abbia la tessera dell’ANPI: la restituisca, perché i combattenti che hanno lottato e dato la vita per liberarci dal Fascismo non meritano le sue menzogne revisioniste dette a mezza voce, parlando d’altro…
Oggi le trasformazioni della società sono rapide, tumultuose, imprevedibili, e le questioni che ci troviamo ad affrontare sono davvero tante. Ma proprio per questo occorre non dimenticare che chi non ha memoria non ha futuro.