Rimuovere il sangue delle stragi d’Italia facendo finta di cercare la verità… Quante volte lo abbiamo visto in questi anni, come se quegli eventi remoti fossero un passato che non passa e avvenissero ancora e sempre.
Ora che le ultime fantasiose inchieste sulle stragi italiane sono state archiviate e che le «piste alternative» sono finite in nulla, non resta che riprendere la propaganda televisiva e santificare in una fiction chi, fra anni Sessanta e Settanta, combatté dalla parte dello Stato la guerra sporca contro i movimenti di trasformazione sociale.
Fra questi funzionari non poteva certo mancare il commissario Calabresi, il buon «commissario finestra» (chiamato così già prima dell’omicidio di Pinelli, per la sua mania di interrogare i sospetti facendoli sedere sul bordo del balcone del suo ufficio)…
C’era già stato un pessimo film e ora ecco, immancabile, il serial televisivo. Sono le miserie della «memoria condivisa».
Fra questi funzionari c’è anche il giudice Mario Sossi, sequestrato dalle BR e, dopo aver rinunciato alla magistratura, finito in AN e poi fra i neonazisti di Forza Nuova e infine radiato dall’Ordine degli avvocati per stalking…
Vedi qualche schizzo del liquame RAI qui, qui e qui. Vedi inoltre Incidenze, Militant e Minima&Moralia. Se poi volete ridere, ecco il punto massimo dell’idiozia faziosa del RAIvisionismo.
Riceviamo anche dal Comitato antifascista e per la memoria storica di Parma il seguente comunicato di commento:
Da stasera martedì 7 gennaio su RAI1 fiction televisiva per un racconto degli anni ’70 in Italia con tre miniserie televisive di due puntate ciascuna riferite a tre città e tre momenti in particolare: Milano ’69-’72, Genova ’74-’76, Torino ’79-’81. Ma al centro del racconto non ci saranno la strage di piazza Fontana per Milano, o l’uccisione di Guido Rossa per Genova, o le lotte operaie per Torino, al centro del racconto saranno rispettivamente l’uccisione del commissario Calabresi, il rapimento del giudice Sossi, la «marcia dei quarantamila». Attori protagonisti Alessandro Preziosi, Alessio Boni, Emilio Solfrizzi, il quale ammette che la ricostruzione storica sarà da un certo punto di vista, «il punto di vista sarà in parte diverso da quello di Giordana». Un punto di vista dunque, quello della tv pubblica, che non è certo quello dei grandi movimenti sociali di lotta e trasformazione degli anni ’70, gli anni in cui l’Italia ha conosciuto la sua stagione più alta di conquiste democratiche e sociali. Del resto che il punto di vista sia ben diverso da quello dei movimenti è detto già nel titolo stesso delle serie televisive: se non proprio «Gli anni di piombo» comunque «Gli anni spezzati». Si comincia stasera con l’uccisione del commissario Calabresi. Naturalmente, per loro, si comincia con l’uccisione del commissario di polizia Luigi Calabresi e non con quella, precedente, di Giuseppe Pinelli, l’anarchico ingiustamente accusato e arrestato per la strage di piazza Fontana. La strage di Milano che diede chiaro dal dicembre ’69 il senso reazionario e golpista della risposta di classi dominanti e servizi segreti alle lotte studentesche e operaie dell’autunno caldo.