È uscita ora una nuova e più attenta edizione della Lettera agli amici di Giacomo Ulivi (G. Ulivi, Lettera agli amici, a cura di F. Florimbii, Bologna, Pàtron, 2014, euro 8).
Fra i militanti della Resistenza italiana la figura di Giacomo Ulivi (1925-1944) ben rappresenta quella generazione di ventenni che, nati e cresciuti sotto la «diseducazione ventennale» del Fascismo, hanno scelto di desiderare la libertà, di combattere l’autorità costituita e di rifiutare tutti i «pregiudizi» inculcati per vent’anni dal potere fascista.
«Può anche bastare, sapete, che con calma cominciamo a guardare in noi, e ad esprimere desideri. Come vorremmo vivere domani? No, non dite di essere scoraggiati, di non volerne più sapere. Pensate che tutto è successo perché non ne avete più voluto sapere», scrive nella Lettera agli amici, una lunga lettera mai spedita, scritta fra marzo e ottobre 1944 su 14 foglietti staccati da un taccuino e poi ritrovati dopo la sua morte.
Aveva terminato gli studi liceali nel 1942, ed è in questo periodo che Ulivi maturò le proprie convinzioni antifasciste. Dopo l’8 settembre 1943 aderì attivamente alla Resistenza svolgendo funzioni di collegamento tra i CLN di Parma e di Carrara e tra i partigiani con gli ufficiali inglesi oltre alla diffusione della stampa clandestina.
L’11 marzo 1944 fu arrestato a Parma una prima volta ma fuggito in modo rocambolesco, continuò la sua attività per il CLN di Modena. Qui venne nuovamente arrestato, ma riuscì nuovamente ad evadere.
Il 30 ottobre 1944 fu catturato per la terza volta a Modena. Arrestato e tradotto in carcere fu interrogato e torturato ma non rivelò nulla. Inizialmente amnistiato, fu infine fucilato, per rappresaglia all’occupazione di Soliera da parte dei partigiani, sulla Piazza del Duomo di Modena il 10 novembre 1944.