Nelle istigazioni all’odio sociale di integralisti cattolici, neofascisti, leghisti o criptofascisti non vi è una precisa responsabilità morale e civile come mandanti che sollecitano l’azione di «anonimi» esecutori?
È una domanda che nessun giornale di regime sembra porsi, a cui nessun politico «di sinistra» ha mai dato una risposta chiara e netta, perché in fondo un quantum di razzismo, sessismo e discriminazioni induce un disciplinamento e una gerarchizzazione sociale che vanno bene a istituzioni e governanti d’ogni colore.
Così, nessuno dice che la maratona di preghiera contro la legge 194 del 13 giugno è sponsorizzata sul sito web della Curia di Bologna guidata dal Cardinale Carlo Caffarra che, con una trovata geniale, muove nell’ombra le sue provocazioni e manda avanti una decina di integralisti a manifestare il suo odio per la libertà e l’autodeterminazione.
Né le gerarchie della Curia di Bologna hanno mai preso le distanze dall’integralismo cattolico, dalle violenze neofasciste e dagli improvvisati teologi neonazisti con i loro farfugliamenti su «natura» e «contronatura». Anzi, pare che i camerati pro-life siano graditi esecutori delle pie intenzioni della diocesi più ricca e avara del mondo.
Lo stesso vale per tutti i discorsi omofobi e familisti per cui conta solo la «demografia» in calo della «nazione», e non la libertà delle persone. Poi di continuo si scopre che proprio nella cerchia rassicurante della «famiglia tradizionale» si compiono le violenze più terribili e si consumano assassini efferati, per mano di semplici esecutori dell’ideologia patriarcale…
E lo stesso vale anche per le istigazioni all’odio razzista della destra più o meno leghista. C’è chi parla in televisione e c’è chi intende al volo il messaggio e si dà da fare per metterlo in pratica.
A Roma alcuni neofascisti braccano un operaio romeno e gli mozzano due dita. Erano le 8.30 di mattina quando lo hanno puntato in un bar gridandogli «sporco rumeno, te ne devi andare». Lui ha abbassato la testa, ha cercato di uscire senza raccogliere la provocazione, ma lo hanno inseguito. Ha bussato inutilmente ai carabinieri lì vicino, poi si è rifugiato in una panetteria dove si è chiuso in bagno. Ma i tre hanno forzato la porta e hanno usato il coltello per mutilarlo.
A Parma nella notte tra il 30 e il 31 maggio un ragazzo albanese è stato aggredito da un gruppo di nazifascisti in piena via d’Azeglio. Il ragazzo ha subito varie lesioni ed è stato immediatamente portato al Pronto Soccorso dove gli sono state medicate varie ferite al volto.
Non ci difenderemo dagli esecutori senza indicare e contestare i mandanti ovunque si nascondano!