Nel marzo del 2015 l’europarlamentare della Lega Nord Gianluca Buonanno aveva detto durante una trasmissione televisiva che «i rom sono la feccia della società» e adesso l’esponente leghista è stato condannato a un risarcimento di 12 mila euro.
Forse i leghisti potranno moderare i toni, ma l’istigazione all’odio razzista rappresenta per loro un irrinunciabile strumento di propaganda e di raccolta voti.
Così, fra il 26 e il 28 aprile, dalle 15 alle 18, a Bologna la Lega Nord farà un banchetto in Via IV Novembre per contrastare la presenza sul territorio regionale di rom e sinti.
Sono quegli stessi leghisti che l’8 novembre 2015 hanno portato in Piazza Maggiore comitive di gente che faceva saluti romani e gridava slogan fascisti.
Sono quelli che hanno promosso presidi xenofobi in Via Mattei e hanno chiesto a gran voce il recupero dell’ex Consorzio Agricolo ora affidato dalla Procura a un ex pugile di estrema destra.
Sono quelli che non perdono occasione per istigare all’odio razzista e alla guerra fra poveri.
Oggi, dall’Ungheria all’Italia, in tutt’Europa vediamo crescere l’odio per gli «zingari». Dai pogrom neonazisti contro i rom alle intimidazioni leghiste contro i campi «nomadi», l’estrema destra europea ha cercato in questi anni di propagandare la propria ideologia razzista prendendosela in particolare con le comunità rom e sinti, una cultura tra le più antiche e originali d’Europa, una minoranza discriminata e perseguitata da secoli, che ha pagato sempre a caro prezzo le politiche nazionaliste e razziste dell’Europa moderna.
La storia dei sinti e dei rom è stata sempre una storia di discriminazione. In Europa già tra il XVII e il XVIII secolo si cercava di assorbire il problema del nomadismo sottraendo i bambini agli accampamenti «diseducativi» per affidarli ai contadini e al «sano» lavoro dei campi. Per ben tre secoli decreti e leggi furono emanati per sottrarre rom e sinti al nomadismo e cancellarne cultura ed identità.
Nel 1934 il Ministero degli Interni tedesco cominciò a finanziare i «Centri di igiene razziale» che per prima cosa affrontarono la «questione zingara» e di lì a pochi anni circa mezzo milione di rom e di sinti finirono la loro esistenza nei campi di sterminio. E almeno altrettanti sono stati uccisi ancora prima di essere internati.
Non è un caso che, vent’anni fa, i poliziotti assassini della Uno Bianca andassero a sparare nei campi «nomadi» di Santa Caterina e di via Gobetti uccidendo e ferendo persone ignare e indifese.
Non è un caso che nel 2008 il ministro leghista Maroni abbia programmato di prendere le impronte digitali a tutti i bambini rom «per il loro bene», in modo che, se trovati a chiedere l’elemosina, potessero essere tolti ai genitori e affidati ai servizi sociali.
Non è un caso che le istigazioni all’odio di esponenti della Lega Nord e di Forza Italia trovino sempre riscontro in «anonime» aggressioni squadriste ai campi «nomadi». Di recente, dal Veneto fino alla Campania, sono state lanciate nella notte bombe molotov contro le roulotte in sosta con l’intento di uccidere o di spaventare. Un anno fa a Bergamo un ex-parà ha trucidato Roberto Pantic, un 43enne nomade di origine croata, sparando di notte sul suo camper «perché gli zingari sporcano».
E non sono soltanto i partiti della destra neofascista e populista, ma anche forze cosiddette «moderate» ad educare il loro elettorato al razzismo attraverso l’ideologia della «sicurezza» e la politica della paura, mentre le amministrazioni comunali e regionali utilizzano risorse pubbliche in modo distorto per produrre profitti per le cooperative anziché benessere per le persone, e non danno applicazione alle normative vigenti.
Per sviare l’attenzione dallo sfruttamento, dalla corruzione, dalla miseria, tutto il mondo della politica cerca di additare presunti piccoli ladruncoli: i «fannulloni», la «microcriminalità», gli «immigrati», gli «zingari»…
Noi siamo stufi di questi sciacalli che seminano odio per accattare qualche voto. In tempi di crisi, il razzismo e la xenofobia sono comodi espedienti per controllare e deviare il rancore sociale dalle cause effettive che lo provocano.
Invitiamo tutte e tutti a vigilare affinché il banchetto leghista resti nei limiti della buona creanza e non si trasformi in un’occasione di propaganda razzista e di apologia di fascismo.