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«Il sogno di Fausto e Iaio» tra dietrologia e rimozione della violenza neofascista

Mentre ogni anno l’estrema destra commemora tutti i suoi quattro o cinque morti con saluti romani e trafiletti sui giornali, le decine e decine di attivisti di sinistra assassinati dai neofascisti risultano oggi quasi rimossi dalla memoria collettiva.

Ma a volte è davvero meglio che li culli l’oblio, sperando che le loro giovani vite siano state piene e felici. Meglio il silenzio, piuttosto che arrivi il sinistro di turno a infangare la memoria della loro lotta e a sviare il ricordo della violenza neofascista.

È il caso del video di Daniele Biacchessi intitolato Il sogno di Fausto e Iaio. Per saperne di più leggi Caro Fausto, caro Iaio di Alexik e «Il sogno di Fausto e Iaio». Un film noioso e poco altro di Sergio Cararo.

Per noi la verità resta quella che è scritta in via Mancinelli: «Ai compagni Iaio Iannucci e Fausto Tinelli qui uccisi dai fascisti il 18-3-1978».

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3 Responses

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  1. Daniele Biacchessi says

    Ciao Giorgio quel sito faustoeiaio.org che citi è stato in gran parte da me.
    Sono certo che non lo sapevi. E non sapevi che il gruppo di giornalisti della controinformazione su Fausto e Iaio comprendeva nel tempo Mauro Brutto, Umberto Gay, Fabio Poletti e il sottoscritto. E sono certo che non sapevi che le informazioni contenute nel dossier di Radio Popolare del 1988 sono precedenti al lavoro successivo del 1997 del giudice Guido Salvini che ha chiesto di proseguire le indagini su Carminati, Corsi e Bracci.
    Credo ci sia una grande incomprensione su questa vicenda.
    E che il problema tuo e quello di altri compagni sia purtroppo l’assoluta non conoscenza delle carte e dei documenti di questa inchiesta.
    In queste ore sui social ci sono centinaia di persone che difendono il film che vuole solo fare memoria, ma rispetto le tue idee.
    Ti invio perà per conoscenza una breve bibliografia cartacea e online e se avrai tempo leggi tutto con attenzione.

    https://it.wikipedia.org/wiki/Omicidio_di_Fausto_e_Iaio

    Daniele Biacchessi, Fausto e Iaio, la speranza muore a 18 anni, Baldini&Castoldi, 1996

    Daniele Biacchessi, Fausto e Iaio, la speranza muore a 18 anni, Baldini&Castoldi, Nuiva edizione, 2015

    Giorgio Cingolani/Pino Adrianio, “Corpi di reato”, Costa&Nolan

    Fausto e Iaio 30 anni dopo, AAVV, 2008.

  2. Giorgio says

    Di tantissimi omicidi neofascisti e delle 14 grandi stragi neofasciste, né magistrati, né poliziotti, né giornalisti dell’Unità hanno quasi mai – con minime eccezioni – trovato i responsabili, anche quando le controinchieste antagoniste hanno indicato per tempo i responsabili. E in tanti casi, da Piazza Fontana in poi, la verità era proprio quella dei movimenti antagonisti e non di poliziotti, commissari, magistrati o militanti di partito.

    Che uno scriva «tutti i magistrati e gli investigatori che si sono occupati del caso (Armando Spataro, Guido Salvini, il poliziotto Carmine Scotti, il perito Aldo Giannuli, e molti altri), hanno escluso categoricamente…», mostra qual è la percezione che hai della storia italiana: ed è quella di chi deve salvare lo Stato degli anni Settanta e Ottanta e non può pensare ad altro che a una serie di complotti e non a uno scontro sociale diffuso.

    Usare la parola «panzana», piena di acredine e di disprezzo, verso questa controinchiesta:
    http://www.faustoeiaio.org/inchieste
    qualifica bene la tua operazione che non pare di ricerca della verità, ma muove dal fatto di non aver capito che la strage di Piazza Fontana fu una dichiarazione di guerra dello Stato contro le masse insubordinate, e che per questo i neofascisti ebbero allora carta bianca tanto che, per i loro crimini e le loro stragi, non hanno mai pagato nulla o quasi.

    Quella che per te è una «panzana», è ciò a cui credeva Valerio Verbano che in un dossier – che forse gli è costato la vita – ascriveva ai neofascisti dei NAR anche l’uccisione di Fausto e Jaio.

    Meno presunzione e più rispetto della storia dei movimenti sociali forse avrebbero reso migliore il tuo film.

  3. Daniele Biacchessi says

    RISPOSTA ALL’ARTICOLO DI CARMILLA SUL FILM “IL SOGNO DI FAUSTO E IAIO” DI DANIELE BIACCHESSI E GIULIO PERANZONI

    Dopo gli applausi, i complimenti, lo straordinario successo del film in ogni parte d’Italia, su Carmilla compare un articolo diffamante e denigratorio sul nostro film “Il sogno di Fausto e Iaio” realizzato da me e Giulio Peranzoni in crowdfunding grazie al contributo determinante sul piano produttivo di centinaia e centinaia tra narratori, attori, registi, musicisti, fotografi, associazioni e cittadini.

    L’autrice si firma Alexik, ma in realtà si chiama Alessandra Cecchi e del caso di Fausto e Iaio, sul piano della controinformazione, in questi 38 anni non si è mai neanche lontanamente occupata.
    Però scrive, scrive e sostiene che Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci sono stati uccisi perché collaboravano alla realizzazione di un dossier sullo spaccio dell’eroina a Milano.
    Viene ancora a galla questa panzana.
    Purtroppo per la signora Cecchi, tutti i magistrati e gli investigatori che si sono occupati del caso (Armando Spataro, Guido Salvini, il poliziotto Carmine Scotti, il perito Aldo Giannuli, e molti altri), hanno escluso categoricamente e da molti anni che i due ragazzi siano stati uccisi perché avevano scoperto qualcosa dietro lo spaccio di eroina a Milano.
    Il giudice Guido Salvini, nella sua ordinanza sentenza del 1997, con cui chiede il rinvio a giudizio di Massimo Carminati, Claudio Bracci e Mario Corsi, descrive con la massima attenzione il ruolo di neofascisti legati alla Banda della Magliana in trasferta a Milano, e di un tentativo successivo da parte dello stesso gruppo, di uccidere, l’anno dopo, uno dei leader dell’Autonomia milanese (Andrea Bellini),
    Sono le identiche conclusioni a cui era arrivato il giornalista dell’Unità Mauro Brutto, e successivamente contenute nel dossier di Umberto Gay e Fabio Poletti di Radio Popolare.
    Non contenta della enorme panzana, la signora Cecchi mi accusa di essere un “dietrologo” perché rilevo la strana coincidenza tra l’appartamento brigatista di via Montenevoso, esattamente davanti all’abitazione di Fausto Tinelli, e la presenza di uomini dei servizi in una mansarda al terzo piano del palazzo in cui abitava la famiglia Tinelli.
    Se fosse stata informata di questa vicenda, la signora Cecchi avrebbe anche letto le dichiarazioni di Danila Tinelli, madre di Fausto.
    E che per sua e vostra conoscenza qui pubblico.

    «Dopo l’omicidio di mio figlio ognuno offriva la sua versione. Chi parlò di regolamento di conti tra spacciatori di droga, oppure una faida tra gruppi della sinistra extraparlamentare. Negli anni ho riannodato i fili della memoria, i pezzi di un piccolo mosaico che mi ha permesso di raggiungere la vera verità che io conosco. Mio figlio è stato vittima di un commando di killer giunti da Roma a Milano, nel pieno del rapimento di Aldo Moro, in una città blindata da forze dell’ordine. Un omicidio su commissione di uomini dei servizi segreti. Gli apparati dello Stato avevano affittato un appartamento al terzo piano del mio palazzo, in via Monte Nevoso 9, esattamente davanti all’appartamento in cui risiedevano appartenenti alle Brigate Rosse, responsabili del rapimento Moro, dove vennero rinvenuti i memoriali del presidente della Democrazia cristiana. Prima del rapimento Moro e dell’omicidio di mio figlio, tra la fine del ’77 e l’inizio del ’78, la famiglia che occupava l’appartamento al terzo piano del mio palazzo venne mandata via d’urgenza con uno sfratto esecutivo. La casa era rimasta vuota per qualche settimana. A un certo punto la portinaia dello stabile, mentre puliva al terzo piano, vide alcune persone entrare nell’appartamento, si agitò e me ne parlò. E da allora ho cominciato a sentire rumori sulle scale specie di notte, fino a vedere attraverso
    lo spioncino persone che andavano al terzo piano con strani congegni, apparecchi fotografici. Nessuno, oltre a me, si è domandato cosa stessero facendo quelle persone. Ho messo in relazione la presenza di quelle persone con alcuni fatti strani avvenuti prima dell’omicidio. Una ragazza venne a cercare mio fi glio a casa mia. Quando la descrissi, mio figlio non la riconobbe come
    un’amica. Eravamo spiati, controllati, almeno due mesi prima. Nessuno mi ha mai interrogata. Fausto e Iaio sono come un segreto di Stato, un depistaggio. Hanno scelto mio figlio perché abitava in via Monte Nevoso dove era in corso un’operazione coperta dei servizi, qualcosa che non doveva emergere.»

    Di una cosa sono certo, cara signora Cecchi.
    Tra le sue vergognose panzane, diffamatorie e oltraggiose rispetto al lavoro di centinaia e centinaia di persone, e la ricerca della verità della signora Tinelli, non abbiamo dubbi chi scegliamo.

    Daniele Biacchessi

    Per maggior informazioni
    https://www.facebook.com/ilsognodifaustoeiaio/?fref=ts