Sabato 12 novembre a Reggio Emilia uno pseudocomitato di nerazzurri e neofascisti ha provato ad appropriarsi dell’anniversario della rivolta ungherese del 1956. Non avendo altro che una greve storia di violenze, razzismo e gerarchia, la destra cerca sempre di travestirsi con panni altrui. Reggio Emilia Antifa ha contestato l’iniziativa revisionista e ha voluto ricordare con un manifesto che cosa sia stata l’insurrezione ungherese.
UNA RIVOLUZIONE CHE NON VI APPARTIENE
Questo sabato i soliti vecchi rottami nostalgici e i volti noti del neofascismo cittadino reggiano, nascondendosi dietro un sedicente comitato, vogliono scendere in Piazza Prampolini per festeggiare l’anniversario della rivoluzione ungherese del 1956, un evento storico che tutto è tranne che assimilabile alla destra fascista e reazionaria, che ne fa strumento delle proprie tesi revisioniste.
La rivoluzione ungherese, repressa allora dai governi del Patto di Varsavia ancora legati all’eredità stalinista, fu un’insurrezione operaia, di lavoratori e lavoratrici. Essa voleva conquistare una democrazia diretta e realmente popolare attraverso i soviet e consigli di fabbrica, mediante il controllo sulla produzione e sulle condizioni di lavoro, garanti del potere operaio e della sovranità sulle proprie vite.
La rivoluzione ungherese, al contrario della ridicola mitologia fascista e delle retoriche liberali, vide come protagonisti la classe operaia ungherese e i reduci dell’armata rossa, libertarie e anarchici, vecchi bolscevichi e sindacalisti, comunisti e militanti di sinistra. In una sola parola: antifascisti e antifasciste.
La rivoluzione ungherese non è cosa di cui la destra fascista si può appropriare per spargere la propria propaganda – non sorprende coincidente con quella dell’imperialismo NATO – al servizio dei padroni e dei guerrafondai di oggi, stravolgendo la storia e macchiando il sacrificio di tanti insorti. È invece esempio pratico e patrimonio storico di tutti e tutte coloro che lottano contro l’oppressione e il fascismo, per la vera libertà.
«Noi non vogliamo il ritorno del fascismo dell’Ammiraglio Horty. Non renderemo le terre ai grandi proprietari fondiari, né le fabbriche ai capitalisti» – Gli insorti ungheresi
EMILIA ANTIFASCISTA