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[BO] Cattoreazionari e neofascisti contro il dinosauro Alex e la libertà di insegnamento

Da qualche settimana è scoppiata a livello nazionale una polemica contro lo spettacolo di Giuliano Scarpinato «Fa’afafine – mi chiamo Alex e sono un dinosauro», una storia incentrata sul mancato posizionamento nel genere maschile di un bambino.

Facile immaginare come si siano levate le proteste del cosiddetto «popolo antigender».

La situazione riguarda da vicino Bologna e dintorni: lo spettacolo è in programmazione a Castello d’Argile per domani 31 gennaio, ed era previsto che varie classi dell’Unione Reno Galliera andassero a vederlo. È qui che si inserisce a gamba tesa il comitato «Difendiamo i nostri figli» come racconta il «Corriere di Bologna»:

Ma qualche giorno fa il comitato «Difendiamo i nostri figli», associazione no gender di Bologna che non ha alcun membro tra i genitori delle scuole dell’Unione Reno Galliera coinvolte, scrive ai presidi e all’Ufficio scolastico provinciale per mettere in guardia dai contenuti dello spettacolo e per chiedere che ai genitori venga chiesto il consenso formalmente. […] Al centro dei «conflitti» c’è stata più di una volta la dirigente dell’Ic di San Pietro in Casale Elena Accorsi. Che ha chiesto ai genitori di vedersi in assemblea martedì prossimo […]. Ma lei, che come le altre due dirigenti vuole la firma del consenso prima dello spettacolo, si difende: «Ho ricevuto una richiesta da un comitato di genitori e ho convenuto con l’Ufficio scolastico provinciale che fosse opportuno acquisire il consenso dei genitori, solo per non trovarmi ad avere polemiche a cose fatte. Il mio è un atto di prevenzione».

A parte l’ingerenza assolutamente illegittima del comitato e l’attacco pesante della dirigente alla libertà di insegnamento delle docenti, altra cosa gravissima è l’intervento del gruppo neofascista «Eva Peron» vicino a Forza Nuova.

Nella notte fra il 20 e il 21 gennaio nelle città in cui è in programmazione lo spettacolo di Scarpinato sono apparsi davanti alle scuole striscioni del gruppo neofascista contro la «favola gender».

L’episodio è avvenuto anche nelle scuole elementari di S. Pietro in Casale, dove uno degli striscioni esposti recitava: «Il sesso non è un gioco così aiuti solo il pedofilo» (vedi qui, foto in basso).

Da notare che se le docenti non fossero prontamente intervenute con la rimozione quello striscione sarebbe stato visto dalle bambine e dai bambini all’entrata di scuola.

Ma la cosa non è finita qui: al consiglio di Istituto convocato ad hoc dalla dirigente di S. Pietro in Casale hanno assistito due neofasciste di «Eva Peron» come si può leggere qui.

Lo spettacolo è in programmazione domani a Castello d’Argile e non poteva certo mancare l’intervento della curia bolognese, in passato spesso allineata con neofascisti e «sentinelle in piedi».

Non si tratta però solo del polverone mediatico dei soliti comitati cattoreazionari, ma la costante presenza fisica di gruppi neofascisti rappresenta un’intimidazione davvero preoccupante, anche perché cade nell’indifferenza o persino nella complicità di chi dovrebbe tutelare la libertà e serenità d’insegnamento.

Qui si può leggere un comunicato dei COBAS scuola. Qui si può ascoltare una puntata di «Fuori Ruolo» a cura del Coordinamento Precari e Precarie Scuola Bologna con un’intervista al regista.

Esprimiamo la nostra solidarietà a tutti e tutte coloro che si trovano a subire le intimidazioni dei gruppi neofascisti mentre cercano di educare alla libertà individuale e al rispetto della molteplicità.

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