Nel 2009 il Governo italiano e quello della Repubblica Federale Tedesca hanno insediato una Commissione storica congiunta con il mandato di elaborare un’analisi critica degli eventi della seconda guerra mondiale per contribuire alla creazione di una nuova cultura della memoria.
Fra le iniziative promosse dalla Commissione vi è l’Atlante delle stragi naziste e fasciste che si compone di una banca dati e dei materiali di corredo – documentari, iconografici, video – correlati agli episodi censiti, ospitati all’interno del sito web. Nella banca dati sono state catalogate e analizzate tutte le stragi e le uccisioni singole di civili e partigiani uccisi al di fuori dello scontro armato, commesse da reparti tedeschi e della Repubblica Sociale Italiana in Italia dopo l’8 settembre 1943, a partire dalle prime uccisioni nel Meridione fino alle stragi della ritirata eseguite in Piemonte, Lombardia e Trentino Alto Adige nei giorni successivi alla liberazione.
Un ottimo lavoro se non fosse che le stragi naziste e fasciste non avvennero solo in Italia dopo il 1943 e il Fascismo ordinò stragi molto più ampie e genocidi coloniali in Albania, in Jugoslavia e nell’Africa Orientale Italiana anche con l’uso massiccio di armi chimiche contro le popolazioni civili.
Quella fascista fu una delle prime e più feroci pulizie etniche dell’età moderna secondo una politica di colonizzazione che prevedeva il massacro delle popolazioni locali e l’esproprio di terre e proprietà a favore della superiore «razza italiana».
Inoltre non vi è nessuna riflessione sulla politica razziale del Fascismo, sul concorso dell’Italia allo sterminio ebraico e l’Atlante censisce la strage di «176 ebrei in 29 episodi». Né il taglio geografico e cronologico ristretto all’Italia dopo il ’43 permette di documentare la deportazione nazifascista di zingari e omosessuali.
Ci si sarebbe aspettati che, in un mondo globalizzato, l’Atlante non si limitasse alle stragi effettuate all’interno dei confini italiani, ma che desse conto di TUTTE le stragi documentate compiute dal nazifascismo.
Non vi può essere alcuna cultura della memoria se non si ricorda il passato nella sua interezza. Solo una memoria integrale può infatti orientare la lotta contro ogni forma di violenza razzista e fascista.
Vedi anche:
Alla memoria dei senza nome
Italiani brutta gente. I crimini di guerra nei Balcani 1940-1943