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Michele Serra, mentecatto senza saperlo

Nella sua pessima rubrica «L’amaca», Michele Serra ha paragonato il calciatore che a Marzabotto, dopo un gol, ha fatto il saluto romano esibendo il simbolo della R.S.I. ad «un titino che vada in Dalmazia a rivendicare le foibe». E ha scritto che bisognerebbe tenere quel calciatore «seduto su una sedia» e «costringerlo a sapere che cosa è accaduto»…

Ora, che lo si voglia o no, i partigiani jugoslavi hanno fatto parte della Resistenza europea e italiana dando un contributo decisivo, fin dal 1941, alla sconfitta del nazifascismo. E mettere insieme una strage sistematica di civili come quella nazifascista di Marzabotto con un fenomeno frastagliato e non unitario come quello delle foibe rappresenta una odiosa falsificazione dei fatti in nome di quello spirito bipartisan, un colpo al cerchio e uno alla botte, che ha prodotto nell’ultimo Ventennio uno sfascio civile senza ritorno.

Il problema storiografico delle foibe è ben riassunto dallo storico Angelo d’Orsi:

«È un clamoroso falso storico parlare di migliaia o decine di migliaia di infoibati. Si trattò invece di qualche centinaio di persone. No. Va bene. “Non facciamo la conta dei morti”: sento già qualcuno che me lo urla. Non facciamola. Ma la differenza tra qualche centinaia e le decine di migliaia non è di poco conto. Ma al di là di questo il falso non concerne solo e tanto le cifre, quanto la sostanza. Chi furono gli infoibati? Ossia coloro che vennero gettati nelle foibe? Furono spesso i caduti in guerra, di ambo le parti: una sepoltura sbrigativa, certo, ma in tempi di guerra si può sottilizzare? Furono talora, invece, i condannati a morte in regolari processi: fucilati e poi gettati in quelle naturali cavità del terreno. Furono anche, in rari casi, persone vittime di agguati, catturate, e gettate, dopo essere state uccise, o, raramente, vive. Ma accadde agli uni e agli altri. E presentare la vicenda delle foibe come un’azione sistematica, di inaudita ferocia, messa in atto dai comunisti (jugoslavi, ma con la complicità degli italiani) ai danni degli italiani (non comunisti), significa falsificare o addirittura rovesciare la verità storica».

Parlare solamente delle foibe senza parlare anche dell’occupazione fascista della Jugoslavia è una forma di razzismo. È come dire che se i morti sono italiani – fossero anche assassini e criminali di guerra – vanno celebrati, e se invece i morti sono slavi non occorre ricordare.

Tra il 1941 e il 1945 l’occupazione nazifascista della Jugoslavia produsse la distruzione di decine di migliaia di abitazioni, la morte di circa 45.000 civili sloveni e croati e l’arresto e l’internamento di altri 95.000. Il regime fascista costruì in Jugoslavia 15 campi di concentramento e 14.000 prigionieri persero la vita nei lager italiani in Slovenia. Quella fascista fu una delle prime e più feroci pulizie etniche dell’età moderna secondo una politica di colonizzazione che prevedeva il massacro delle popolazioni locali e l’esproprio di terre e proprietà a favore della superiore «razza italiana».

Adesso è uscito fra l’altro un libro sulle terribili atrocità del Fascismo contro i popoli jugoslavi: Giacomo Scotti, I massacri di luglio. La storia censurata dei crimini fascisti in Jugoslavia. Introduzione di Giuseppe Ranieri, Red Star Press, Roma, 2017. Una recensione si può leggere su Carmilla.

Bisognerebbe prendere Michele Serra, legarlo a una sedia e costringerlo a studiare un po’ di storia. Non è possibile non sapere, non rendersi conto del significato di quello che si dice. Fa del razzismo, e non lo sa. Fa del revisionismo, e non lo sa. Almeno saperlo, se si è dei mentecatti, che si è mentecatti. Anche su una comoda amaca, dove ogni cosa sembra uguale a tutto il resto.

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One Response

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  1. Gianni Sartori says

    Ben detto, compagni.
    Michele Serra, lo ricordo per i distratti, è lo stesso personaggio che ironizzava pesantemente sui compagni anarchici torinesi arrestati. Trattandoli appunto da poveri mentecatti, ignoranti, deprivati socialmente etc. (vado a memoria ma il concetto era quello, se non peggio). Parlo ovviamente di Edoardo Massari e Soledad Rosas. Sappiamo tutti come sia finita e non mi risulta che il borghese di “sinistra” (di sinistra?) Serra abbia mai chiesto scusa.
    GS