In Grecia, durante il processo a 69 esponenti del partito neonazista Alba Dorata accusati di avere promosso violenze razziste e omicidi politici, sono emerse altre prove di uno stretto legame tra squadristi e polizia.
Una serie di telefonate e scambi di SMS ha rivelato un coordinamento tra i militanti di Alba Dorata e segmenti della polizia greca, tra cui anche unità antiterrorismo e antisommossa.
Queste telefonate testimoniano, fra l’altro, comunicazioni dettagliate riguardanti l’assassinio del rapper antifascista Pàvlos Fìssas, accoltellato il 18 settembre 2013 dal neonazista Giorgos Roupakias. Più dettagli su «Libération».
Non è un episodio isolato, ma forse l’effetto di una strategia.
Basti dire che, durante il G8 di Genova, i poliziotti torturatori di Bolzaneto cantavano «Faccetta nera» e scandivano a suon di manganellate «un due tre, viva Pinochet, quattro cinque sei, a morte gli ebrei, sette otto nove, il negretto non commuove».
In tutta Europa, da decenni, le forze dell’ordine sono largamente infiltrate da elementi di estrema destra.
Né i «sinceri democratici» hanno mai chiesto un’epurazione delle forze di polizia da neofascisti e neonazisti. Anzi, i torturatori e chi li ha diretti sono stati tutti premiati con brillanti carriere ai vertici della polizia…