Erano le 2.50 del primo maggio del 2008 quando a Verona venne massacrato a pugni e calci Nicola Tommasoli, dieci anni fa. Aveva 28 anni, oggi ne avrebbe 38. Ma quella notte per le strade di Verona si aggirava un branco di giovani picchiatori neofascisti. Cinque ragazzi, tutti tra i 18 e i 20 anni, militanti della destra radicale, in cerca di persone che avessero un modo di vestire o di pensare diverso dal loro.
Tutti i giornali parlarono, come al solito, di una «rissa». «È stato aggredito per aver negato una sigaretta», fu la versione ufficiale diffusa mentre Nicola moriva, dopo 72 ore di agonia, per l’emorragia cerebrale susseguita al pestaggio.
Ma non era la prima aggressione neofascista a Verona. Anzi, era da anni che gruppi di squadristi spadroneggiavano intimidendo, minacciando e malmenando giovani che a loro parevano malvestiti o anticonformisti o felici. E il sindaco Flavio Tosi minimizzava sempre, parlando di «risse» ed «episodi occasionali».
Mentre Nicola moriva, vennero fermate cinque persone accusate di averlo picchiato e ucciso: Raffaele Dalle Donne, il «Raffa», 19enne; Guglielmo Corsi detto «il biondo», 19enne; Andrea Vesentini, 20enne; Federico Perini, detto il «Peri» e Nicolò Veneri, il «Tarabuio». Questi ultimi due avevano tentato di scappare a Londra. Alcuni erano militanti di Forza Nuova che all’indomani degli arresti, secondo il solito copione, si affrettò a disconoscerli e li liquidò come «riempi-lista».
Ora, dopo tre processi d’appello, dopo menzogne, cavilli, montature, sofismi e assoluzioni, gli ultimi due picchiatori di quella sera hanno fatto ricorso in Cassazione. Intanto Verona è rimasta indifferente e i media preferiscono trascurare tutto quello che ha che fare con la violenza neofascista.
Resta una lapide in Corticella Leoni, dettata dalla madre: «Qui il 1° maggio 2008 è stato strappato alla sua giovane vita Nicola Tommasoli. Il suo ricordo sia per tutti un richiamo ai valori di rispetto della vita umana, di tolleranza e convivenza civile il cui smarrimento fu causa della sua scomparsa».
Un rispetto della vita umana sempre più incerto ed evanescente.
Contro ogni violenza! Contro ogni fascismo!
Sulla saldatura, così attuale, tra neofascismo, leghismo e cultura da stadio leggi anche Verona, dove comanda l’estrema destra di Giulia Siviero.