In quest’età in cui si manipola incessantemente il passato, ogni traccia di conflitto deve essere cancellata…
MA IN PERÙ LO STATO HA PAURA ANCHE DEI MORTI?
di Gianni Sartori
Il 6 luglio diversi esponenti di Afadevig (Associazione delle famiglie dei prigionieri politici scomparsi e delle vittime del genocidio) si sono riuniti per una manifestazione davanti alla Corte costituzionale di Arequipa per denunciare l’incostituzionalità della legge n° 30868. Con questa legge si è arrivati a modificare – perfino – il regolamento su funerali e cimiteri. Non solo. Applicandola in maniera retroattiva le autorità peruviane hanno potuto far riesumare i resti dei maoisti uccisi da polizia e militari nel corso dei massacri del 1986.
Un breve ripasso. Il 19 luglio 1986 nelle prigioni di El Fronton, Lurigancho e Callao scoppiava la rivolta dei militanti comunisti del PCP-SL (Sendero luminoso) qui rinchiusi. Interveniva l’esercito massacrando circa 250 prigionieri. Alcuni familiari avevano voluto onorarli costruendo il piccolo mausoleo di Comas che inizialmente conservava sette corpi. In seguito ne vennero qui raccolti una cinquantina. Nel corso degli anni a Comas si erano svolte alcune iniziative in memoria dei prigionieri uccisi, con un corteo che attraversando le strade della città approdava al mausoleo. Forse proprio per questo, per impedire altre manifestazioni pubbliche, nel 2018 il Congresso aveva votato una legge (91 voti a favore, uno contrario, nove astensioni) che ne consentiva la distruzione in quanto “apologia di terrorismo”. Cosa poi avvenuta nel gennaio di quest’anno, nonostante le proteste dei familiari.
Dopo averli dissepolti, le autorità hanno predisposto – almeno ufficialmente – una nuova sepoltura dei cadaveri in diverse località, ma tutte sconosciute. Senza che i parenti possano ora rendere visita alla tomba dei loro cari.
Gianni Sartori