Da qualche tempo è stato tradotto in italiano un pamphlet dell’autrice francese Houria Bouteldja, portavoce del «Partito degli Indigeni della Repubblica». Il libro si intitola «I bianchi, gli ebrei e noi» e si limita rovesciare lo schema dello «scontro di civiltà» caro alle destre. Con il pretesto di «decolonizzare l’antirazzismo», esso dà ampio spazio a idee sessiste, antisemite e omofobe. E ciò nonostante gli eufemismi imbarazzati della traduttrice italiana che, ad esempio, traduce «Nous ne sommes pas des pédés!» con «Noi non siamo pederasti!» anziché «Noi non siamo froci!»…
Malgrado i contenuti in contrasto con una prospettiva di liberazione sociale e di genere, il libro ha suscitato reazioni di approvazione e d’interesse presso ambienti militanti e circoli politici italiani. Essere consapevoli dei contenuti deteriori del libro diventa per questo importante.
Qui alcune riflessioni critiche al riguardo:
Davide Grasso, Gli indigeni, l’islam e noi. Riflessioni su «I bianchi, gli ebrei e noi» di Houria Bouteldja
Mélusine, Bouteldja, le sue «sorelle» e noi
Ivan Segré, Une indigène au visage pâle
Serge Halimi, «Ahmadinejad, mon héros»