Di seguito l’intervento letto dal palco di piazza San Rocco al termine del corteo partito stamattina da piazza dell’Unità e partecipato da oltre duemila persone
Staffetta
Settantotto anni fa cadeva definitivamente il regime fascista in Italia. Qualcosa poi deve essere andato storto, perché abbiamo di nuovo i fascisti al governo. Gli eredi diretti della Repubblica di Salò e dell’Msi, con tanto di fiamma tricolore che nel simbolo si sprigiona dalla bara del Duce. La Costituzione del quarantotto non è riuscita a impedire che questo avvenisse. Forse non è davvero la più bella del mondo come molti dicono.
Nelle decisioni del governo Meloni si riconoscono tanti tratti del fascismo storico: il razzismo verso i migranti è il più evidente ma non l’unico. C’è il corporativismo: questo è lasciare che siano agricoltori e allevatori a decidere le politiche alimentari e sanitarie, o mettere lo status quo del settore dell’automotive prima di ogni considerazione su transizione ecologica e cambiamento climatico. C’è la difesa dell’ordine patriarcale della società, la compressione dei diritti delle persone lgbtqia+. Potrei andare avanti a lungo.
Quel che ci interessa di più è la necessità di una resistenza al fascismo, in tutte le forme in cui si presenta. Da noi, ora, il fascismo ha il volto di Giorgia Meloni, a cui è necessario e urgente opporsi con molta più forza e determinazione rispetto a quanto fatto finora.
Negli Stati Uniti il fascismo ha il volto di Donald Trump. Per le nostre compagne e compagni che ogni giorno in Kurdistan difendono la rivoluzione del confederalismo democratico il fascismo ha avuto i volti dei macellai dell’Isis, ha il volto di Erdogan, di Assad, di Khamenei. Abbiamo manifestato gridando “Donna, vita, libertà”, i cardini di una società nuova possibile in medio oriente e ovunque, uno slogan che dal Kurdistan è arrivato a definire l’intera sollevazione in corso in Iran contro la Repubblica islamica: alle donne e agli uomini che si ribellano e subiscono la sanguinosa repressione del regime va tutta la nostra solidarietà.
Nell’Europa orientale, infine, il fascismo ha il volto di Vladimir Putin. Un autocrate al potere di un quarto di secolo, che ha annullato ogni libertà di espressione in Russia, mandante di guerre sanguinarie in Cecenia e Georgia, che un anno fa ha attaccato il popolo ucraino con motivazioni false e pretestuose, quale l’esistenza di gruppi di estrema destra che non hanno nessuna influenza né sul governo né sull’esercito. Da questo punto di vista, avrebbe molto più bisogno di essere denazificata l’Italia. Putin è direttamente responsabile di sistematici bombardamenti sulla popolazione civile, di torture e decapitazioni degne dell’Isis, deportazioni di minori, stupri. Le compagne e compagni antiautoritarie, antifasciste, femministe da Ucraina, Russia e Bielorussia con cui siamo in contatto non nascondono sotto il tappeto i problemi che l’Ucraina aveva prima dell’invasione su larga scala ma ci chiedono tutto il supporto possibile per non finire a vivere nel totalitarismo imposto dall’occupazione russa. Non negano le contraddizioni insite nel sostenere un esercito regolare e anche nel’arruolarsi. Ma la resistenza all’invasione – perché questo è: resistenza – non può essere condotta in altro modo, milizie autonome, ci spiegano, non avrebbero speranza di sopravvivere. Noi siamo al loro fianco, come siamo sempre stati e sempre saremo contro ogni fascismo dovunque e in qualunque forma si manifesti.