Sei mesi fa, un lungo febbraio antifascista di mobilitazioni popolari legava insieme Genova, Macerata, Bologna, Piacenza, Torino e Palermo, rendendo evidente tutto il cinismo, l’ipocrisia, l’inutilità della “sinistra” istituzionale, completamente asservita al mercato e alla propaganda nazionalista e securitaria.
È stato un febbraio di contestazione radicale delle politiche autoritarie e razziste, non solo contro il populismo reazionario della Lega Nord, ma anche contro la “sinistra” neoliberista incapace persino di portare in Parlamento uno straccio di ius soli corretto con tutti i codicilli “culturali” del paternalismo razzista e neocoloniale.
Nel febbraio scorso, decine di migliaia di persone sono scese in piazza per dire «Né questo né quello!». È stata una scommessa forte e coraggiosa, e oggi la “sinistra” istituzionale si trova ridotta di fatto all’insignificanza. Ma adesso il gioco si fa duro e difficoltoso perché si tratta di resistere e contrastare l’autoritarismo fascistoide e razzista di questo governo senza ridare alcuno spazio a una “sinistra” istituzionale che ha mostrato di non volere né sapere difendere neanche un barlume di libertà, eguaglianza e giustizia sociale.
Ora occorre sviluppare e portare a compimento le mobilitazioni di febbraio e la nostra piena solidarietà va anzitutto a coloro che subiscono le vendette giudiziarie del potere costituito per le mobilitazioni antifasciste di migliaia e migliaia di persone: solidarietà agli antifascisti sanzionati a Bologna, a Piacenza, a Torino, a Moustafa Elshennawi colpevole di resistere, alla docente licenziata per essersi espressa contro le violenze della polizia, e a Nicolò che è trattenuto in carcere solo perché non mostra dispiacere per i fatti accaduti in città.
Si accaniscono così perché capiscono che c’è una forza e una determinazione sociale che si è espressa pubblicamente, con pacata fermezza e che porterà fino in fondo le sue ragioni e la sua lotta. Né questo né quello! Non un passo indietro!