Negli anni Settanta il paese di Conflenti, nelle colline fra Lamezia e Catanzaro, era amministrato dall’MSI per via di un agrario neofascista, Stranger, che controllava i voti dei contadini con ricatti, soprusi e violenze.
Era il 27 novembre 1972 quando un contadino 62enne iscritto alla Coldiretti, Fiore Mete, venne accoltellato e ucciso dal militante missino Raffaele Rocca per essersi rifiutato di votare il partito neofascista capeggiato da Almirante.
Così veniva ricordato l’omicidio su «Diario» del 5 dicembre 2003:
FIORE METE. Ha 62 anni, è padre di sette figli, due maschi e cinque femmine. Fa il massaro a Conflenti, in provincia di Catanzaro. Il 26 novembre 1972 un compaesano viene a trovarlo a casa, per convincerlo a votare MSI alle elezioni. Fiore è un tipo ospitale, e accoglie con gentilezza – e cibo, e vino – Raffaele Rocca anche se questi ha fama di essere un violento, e anche se il massaro non ha alcuna intenzione di votare MSI. La discussione prosegue fino a notte fonda. Verso le tre e mezza il giovane Rocca, inferocito per il voto mancato, comincia a picchiare l’anziano contadino: incurante delle suppliche, lo trascina fuori e lo ammazza con 27 coltellate. Se la caverà, come ricorda il cognato di Fiore Mete, con 12 anni di galera.
Oggi uno strumento fondamentale del dominio è la continua manipolazione della memoria sociale e il discredito verso ogni prospettiva di lungo periodo. Così non ci rendiamo più conto delle migliaia di vite spezzate dalla violenza padronale e neofascista.
Invece i neofascisti sono capaci persino di INVENTARSI le proprie vittime come nel caso di Emanuele Zilli, morto 25enne il 5 novembre 1973 per una accidentale caduta in motorino, ed entrato negli ultimi dieci anni nel martirologio neofascista di Pavia e dintorni come vittima di una supposta aggressione stradale.
È il solito vittimismo fantasioso e strumentale dei neofascisti che serve soltanto a giustificare nuove violenze.
Ricordare il passato vuol dire preparare un futuro diverso!