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Israele-Russia-Arabia Saudita: gli affari sono affari, anche quelli di Stato

La loro «sicurezza», la nostra oppressione…

ISRAELE-RUSSIA-ARABIA SAUDITA: GLI AFFARI SONO AFFARI, ANCHE QUELLI DI STATO
di Gianni Sartori

Un passo indietro. Fine luglio di quest’anno.

La registrazione di una sessantina di candidati indipendenti alle prossime elezioni per il parlamento russo veniva rigettata per presunte irregolarità nella raccolta delle firme richieste. Alcuni degli esclusi non si rassegnavano e presentavano ricorso in quanto ritenevano che le “irregolarità” fossero state prefabbricate per screditare l’opposizione impedendole di partecipare alla scadenza elettorale.

Una manifestazione di protesta – davanti al municipio di Mosca, non autorizzata – veniva stroncata sul nascere dalla polizia che arrestava centinaia di persone (si era parlato di 520). Sia in questa prima occasione che in quelle successive – sempre in merito all’interdizione dei candidati – venivano ampiamente utilizzati i telefoni cellulari.

È invece di questi giorni l’altra notizia. La società israeliana Cellebrite avrebbe venduto alla polizia russa la tecnologia che consente di piratare (non vedo quale altro termine si possa utilizzare…) qualsiasi contenuto telefonico. Ossia penetrare nel cellulare dei manifestanti arrestati, accedere alle reti sociali e leggervi tutti i contenuti delle messaggerie.

La società israeliana – specializzata in cybersicurezza – si è giustificata dichiarando di “sviluppare una tecnologia che consente alle forze dell’ordine di combattere il crimine e il terrorismo” e di vendere tale tecnologia solamente a “entità giuridiche autorizzate”.

Che poi tali entità – gli Stati, si presume – siano sempre una garanzia di democrazia e di legalità… rimane tutto da dimostrare.

Risaliva invece alla fine dell’anno scorso (dicembre 2018) la notizia che un’altra società israeliana (il gruppo NSO tecnologie, noto per un suo computer, il Pegasus) era sospettata di aver fornito all’Arabia Saudita la tecnologia atta a sorvegliare il telefono di un esponente dell’opposizione. Un certo Jamal Khashoggi a cui si interessavano i servizi segreti di quel paese. Conosciamo la conclusione…

Per il Washington Post tale azienda nel 2017 avrebbe organizzato una serie di riunioni (sia a Vienna che in un non meglio precisato “Paese del Golfo”) negoziando un contratto di 55 milioni di dollari per fornire il Pegasus 3. Un altro dissidente saudita ha denunciato l’azienda israeliana accusandola di aver aiutato Riyad a sorvegliare le sue telefonate con Khashoggi.

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