A Reggio Calabria il 5 maggio scorso si è tenuto un dibattito pubblico sugli «Spazi non conformi» presieduto dall’Assessore all’ambiente e pari opportunità Tilde Minasi con la partecipazione di vari esponenti del neofascismo italiano: Gaetano Fatuzzo del “Cervantes” di Catania, Domenico Pardo dell’associazione “Temerariamente” di Reggio Calabria, Giacomo Mondini del “Foro 753” di Roma, Simone Di Stefano di “CasaPound Italia”.
Ovviamente, tale immeritevole iniziativa di propaganda neofascista si è svolta nell’importante sede istituzionale di Palazzo San Giorgio.
Ma è un fenomeno abituale che, non appena si sentono ben coperti dalle istituzioni, i neofascisti passino alle vie di fatto: pestaggi, azioni squadriste, violenze intimidatorie. E certo i neofascisti locali dovevano essere irritati anche dalle tante, partecipate iniziative antifasciste che si sono tenute a Reggio Calabria e dintorni per festeggiare il 25 aprile.
Fatto sta che il centro sociale “Angelina Cartella”, l’unica realtà antagonista e autorganizzata della provincia reggina, è stato raso al suolo da un incendio doloso alle prime luci dell’alba del 15 maggio. Rotti i lucchetti con una tronchesina, i neofascisti si sono introdotti all’interno del piccolo edificio e gli hanno dato fuoco. In breve le fiamme lo hanno avvolto, facendo crollare il soffitto e distruggendo tutto quello che c’era all’interno. Non contenti, gli autori del raid hanno firmato l’azione con svastiche e scritte inneggianti al Duce.
Nei giorni successivi, silenzio e imbarazzo dell’amministrazione comunale. Anzi, l’assessore filofascista Tilde Minasi protesta sì, ma… contro i tantissimi attestati di solidarietà al centro sociale “Angelina Cartella”:
«Le argomentazioni legate al Centro Sociale Cartella ed all’aggressione di Claudio Toscano, diventano, dunque, un pretesto ottimale per una mera propaganda, nella quale i ragazzi diventano strumento di attacco politico verso l’avversario».
E persino i neofascisti – come già faceva Mussolini negli anni Venti, che prima sferrava il colpo e poi tendeva la mano con la richiesta di «pacificazione» – dichiarano di voler «tendere una mano per il confronto».
Questa storia ha una morale. Oggi non vi è in Parlamento un Giacomo Matteotti, ma vi sono invece nel paese tantissime realtà autorganizzate dal basso, antagoniste, antiautoritarie, antisessiste, antifasciste, resistenti, che lo Stato vuole eliminare, normalizzare o distruggere.
Se si lascia che i «bravi ragazzi» di CasaPound o di Forza Nuova trovino legittimità sui territori, non appena si sentono sicuri e protetti dalle istituzioni, agiscono sul doppio livello del perbenismo autoritario e della violenza squadrista. Per poi magari chiedere, come fanno da anni dopo ogni aggressione o attentato neofascista, la «pacificazione» e il superamento degli steccati ideologici…
È un modulo operativo che i «fascisti del terzo millennio» riprendono proprio dal copione della «pacificazione» mussoliniana del 1921: raddoppiare la violenza con l’ipocrisia e l’invito al «dialogo». E lo fanno ovunque, in modo strategico e sistematico: così anche a Parma, dopo aver compiuto un’aggressione a freddo, adesso CasaPound pretende il «dialogo» e la «pacificazione».
Ormai tutt* sappiamo come agiscono. Solidarietà al Centro sociale “Angelina Cartella” e a tutte le persone e gli spazi sociali aggrediti in giro per l’Italia. Non passeranno, né altrove né qui.