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Saviano «bene comune»?

Ogni forma di mitizzazione politico-letteraria, non esclusa quella del New Italian Epic, non propone sempre una prospettiva davvero critica sulla realtà attuale, né promuove sempre un’autentica presa di coscienza nel lettore. Anzi, ciò non accade quasi mai.

Comunque sia, basti dire che Roberto Saviano, considerato l’autore per eccellenza di questo nuovo epos civile, in un’intervista del 2010 al settimanale berlusconiano «Panorama» ha così risposto a una domanda dell’intervistatore, il postfascista Pietrangelo Buttafuoco:

«Come scrittore, mi sono formato su molti autori riconosciuti della cultura tradizionale e conservatrice, Ernst Jünger, Ezra Pound, Louis Ferdinand Céline, Carl Schmitt… E non mi sogno di rinnegarlo, anzi. Leggo spesso persino Julius Evola».

Di recente, qualcuno lo ha definito un «bene comune» della sinistra. Ma, tempo dieci anni, forse si vedrà che era solo il «titolo spazzatura» di tempi sinistri, furbi e ambigui.

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