Succede ormai da anni. Di giorno i nuovi fascisti predicano le manipolazioni pacificanti della “memoria condivisa” o la sceneggiata del “né rossi né neri” che tanto piace ai giornali di regime. Di notte, invece, attaccano centri sociali come di recente a Reggio Emilia (leggi il comunicato del Laboratorio Aq16) o sedi politiche come a Roma. Devastano e imbrattano con svastiche e fasci littori persino le tombe, come a Conegliano. Minacciano e malmenano chi non la pensa come loro. Spesso con la collaborazione di amministrazioni locali compiacenti, giornali, tivù, forze dell’ordine.
Secondo l’anarchico Luigi Fabbri, che scriveva nel lontano 1922, lo squadrismo è «l’offensiva combinata delle forze illegali e legali». Ed è una definizione valida tuttora: le provocazioni neofasciste e le violenze squadriste non sono infatti un fenomeno isolato o episodico, ma una funzione fondamentale dei nuovi assetti repressivi del potere statale, politico, economico, culturale. Così, da una parte lo Stato può mantenere una vaga parvenza di «legalità», «democrazia», «civiltà», e dall’altra promuovere sottobanco l’intimidazione, la repressione, il disciplinamento preventivo delle emergenze sociali. E botte per chi protesta.
Intanto, con l’avanzare della crisi economica anche il razzismo di Stato sembra perdere man mano efficacia ideologica. A Milano il corteo destroide in via Padova è stato un flop (meno di 100 persone) e viene contestato dai passanti (video). E il 1 marzo è previsto un grande sciopero antirazzista di lavoratori migranti e nativi.
Nel riprodurre da informa-azione.info il comunicato delle antifasciste e antifascisti di Rovereto esprimiamo tutta la nostra solidarietà agli attivisti picchiati, fermati o denunciati.
Rovereto – Siamo accusati di “resistenza”: ebbene sì!
Un giornalista ha scritto che sabato a Rovereto c’era aria di carnevale, festa, coriandoli – ma purtroppo gli anarchici hanno rovinato tutto. Già, coriandoli, mascherine, shopping e una bella sfilata di neofascisti: questo doveva essere il pomeriggio roveretano del 13 febbraio.
Invece una trentina di compagni sono scesi in strada per non permettere ai fascisti di Fiamma Tricolore di marciare indisturbati. E certo per questi ultimi non sarebbe stato facile passare se non fossero stati accompagnati e difesi, come di consueto, dai loro protettori in divisa (il Battaglione di Laives dei carabinieri e il reparto Celere di Padova e Mestre, giunto dalla Valsusa…).
I giornalisti – che qualche tempo fa avevano fatto finta di indignarsi per i pestaggi compiuti dai militanti della Fiamma e per gli inneggiamenti a Hitler e a Mussolini contenuti nei loro siti – ora sottolineano che la manifestazione dei “giovani di destra” era autorizzata e che gli anarchici sono dei violenti. Noi avevamo promesso pubblicamente che i neofascisti non sarebbero mai più scesi in piazza senza problemi a Rovereto. Siamo gente di parola.
Carabinieri e polizia – contrariamente a quanto riportato dai giornali – hanno caricato a freddo, in modo premeditato, puntando sistematicamente alle teste (undici manifestanti sono poi finiti al Pronto Soccorso). Con i compagni ancora in strada, la versione on line de “L’Adige” parlava già di tre arresti (che puntualmente sono stati notificati quattro ore dopo). Fascisti-sbirri-giornalisti: tutto da copione. Il candidato sindaco della Fiamma a Rovereto (D’Eliseo) è l’ex comandante della caserma dei carabinieri. E infatti i suoi amici in uniforme si sono scatenati per bene.
L’ordine era partito dal ministero degli Interni: caricare qualunque contestazione alle commemorazioni delle “vittime delle foibe”. E così infatti è accaduto nei giorni scorsi in diverse città italiane.
Ora tre compagni – Poza, Jeppo e Ivan – sono nel carcere di Rovereto.
Quello della Fiamma era un appuntamento nazionale, con la presenza annunciata del segretario Romagnoli. Nonostante questo, i fascisti erano una sessantina, e hanno dovuto cambiare percorso per la presenza dei compagni.
Rivendichiamo a testa alta la determinazione di essere scesi in strada decisi, nonostante la sproporzione tra noi e le forze dell’ordine. I giovani che si sono difesi compatti con tutte le loro forze dalle cariche brutali degli sgherri sono un esempio di coraggio e di memoria viva dei partigiani che hanno combattuto il nazifascismo.
A chi dice che ci vogliono altri mezzi per contrastare il fascismo, rispondiamo: trovate i vostri, purché nessuno rimanga in silenzio.
Ai sinistri che hanno permesso che la falsificazione della “questione foibe” diventasse verità ufficiale, diciamo: vergogna! Non condannate il colonialismo italiano di ieri perché sostenete apertamente quello di oggi.
Contro il fascismo e chi lo protegge!
Jeppo, Ivan e Poza liberi subito!
anarchiche e anarchici