Un ministro degli Interni razzista e fascista. Qualche centinaio di studenti e precari che sfilano pacifici. Uniche armi: la propria voce un paio di fumogeni, un materassino, un canotto gonfiabile, tutti simboli per protestare contro le politiche criminali del governo, contro i respingimenti e le deportazioni. Maroni era in S. Lucia, il corteo da via Farini doveva entrare in via cartolerie. Niente da fare, lì c’era il cordone di poliziotti e sono subito partite le solite, ormai rituali manganellate. Le stesse che colpiscono ormai settimanalmente lavoratori in cassa integrazione, disoccupati, immigrati. Ma non finisce qui. Perché dopo un anno, proprio quando la scuola e l’università sono nuovamente sotto attacco, e quando studenti, precari, genitori mostrano con grandi o piccole lotte di non essere disposti a rinunciare al proprio futuro, arriva la repressione. Non le “solite” denunce, ma un passo ulteriore: obbligo di firma e domiciliari, la privazione della libertà. Solo per avere dimostrato il proprio dissenso, scendendo in piazza. Ci vorrebbero davvero ubbidienti, remissivi, ma hanno sbagliato i conti. Ci avranno sempre più convinti delle nostre azioni. Allarghiamo la solidarietà e la protesta.
Nodo Sociale Antifascista – Bologna
– Vedi anche Zic.it – Uniriot – Infoaut – Globalproject – Radio Onda d’Urto