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Repressione è la (loro) civiltà


Non a torto Antifaresistance punta il dito sull’ultima «Relazione al Parlamento per la sicurezza 2009» in cui le lotte antisecuritarie e contro i CIE, le mobilitazioni sul lavoro, la propaganda antifascista e in genere i temi delle lotte sociali cadono sotto la categoria della «minaccia eversiva».

In questo rapporto non si fa ovviamente alcun riferimento all’eversione di area istituzionale e parlamentare, quella più agguerrita e temibile, con collusioni mafiose d’ogni risma e pratiche violente d’ogni tipo, nota per usare la Costituzione come un rotolo di carta igienica e i decreti legge come armi improprie, dedita allo spaccio di ideologie stupefacenti e nocive, complice della lunga scia di sangue dei morti sul lavoro. Quella dello Stato borghese è una «civiltà» eversiva che sta devastando da troppi anni la società e l’ambiente. Ripubblichiamo di seguito l’editoriale:

Repressione è la (loro) civiltà

«E le banche e le società si scavano la fossa con le proprie mani, ma non lo sanno. I campi sono fecondi, e sulle strade circola l’umanità affamata. I granai sono pieni, e i bimbi dei poveri crescono rachitici e pieni di pustole. Le grandi società non sanno che la linea di demarcazione tra fame e furore è sottile come un capello. E il denaro che potrebbe andare in salari va in gas, in esplosivi, in fucili, in spie, in polizie e in liste nere. Sulle strade la gente formicola in cerca di pane e lavoro, e in seno ad essa serpeggia il furore, e fermenta».

John Steinbeck, 1939

Mentre cerchiamo (con i soliti ritardi!) di buttare giù alcune righe per descrivere ai nostri affezionatissimi lettori i giorni delle presentazioni del sito, abbiamo deciso di dedicare un po’ di attenzione ad un documento che già da tempo abbiamo sotto mano. Si tratta della “Relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza”, a cura del ministero degli interni.

Un documento di circa 150 pagine il cui secondo capitolo è senza dubbio quello che ha attirato più degli altri il nostro interesse. Con il significativo nome di “Minaccia eversiva nazionale ed antagonismo estremista” descrive, infatti, i tracciati repressivi che lo Stato costruisce attorno al movimento. È ovvio, comunque, che il documento abbraccia anche aspetti altri rispetto a quello dei movimenti antagonisti, come quello degli immigrati; è insomma un quadro abbastanza significativo dello sviluppo delle qualità repressive che in tempi di crisi dimostrano, senza veli, il carattere brutale delle democrazie capitaliste. Si configura, sempre più, la costruzione di un paradigma repressivo ossessivo in grado di abbracciare ogni anfratto della vita personale e collettiva.

Vi proponiamo il link per scaricare l’intero documento a cui facciamo solo questa brevissima introduzione al capitolo sui movimenti antagonisti, per non togliervi il gusto della lettura.

Il capitolo si apre con un cappello interessante dal punto di vista logico. Si sviluppa l’elemento introduttivo, la pietra angolare da cui guardare a tutti i fenomeni posti in questione.

La teoria è assai semplice: le elaborazioni teoriche del movimento sono declinazioni di differente livello mutuate da strutture politiche armate o eversive.

Il teorema è già pronto. Tutti i compagni che si impegnano negli ambiti delle lotte sociali non sono altro che interpreti di teorie elaborate in circuiti eversivi. Le lotte sociali, dal canto loro non sono nulla di differente che il terreno applicativo di tale elaborazioni.

Le lotte ambientali o per quelle riguardanti il mercato del lavoro vedono dunque “l’infiltrarsi” dei movimenti nel tentativo di utilizzare il malcontento generato dalla crisi, per i propri fini eversivi. Nessun ambito è escluso da questo ragionamento.

Qualunque lotta, pertanto, può finire nell’occhio del ciclone per associazione o eversione.

Ancora una volta, quindi, ribadiamo la necessità di costruire un ragionamento serio e articolato sulla repressione in grado di superare le frazioni o le perplessità sui percorsi dei compagni di volta in volta colpiti; crediamo sia questo il solo modo per riuscire a difenderci da un attacco contro il movimento tutto che si muove indipendentemente dalle aree. A tal proposito è interessante anche notare che nel documento si parla schiettamente della solidarietà tra compagni come un effettivo pericolo da monitorare.

Siamo tutti sotto la medesima strategia repressiva e tutti insieme dobbiamo combatterla.

http://www.sicurezzanazionale.gov.it/web.nsf/pagine/relazione_al_parlamento

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