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2 agosto: la «pista introvabile» del revisionismo d’accatto


A un elegante incontro promosso da una deputata del PdL presso l’esclusiva Sala del Cenacolo della Camera e intitolato «Strage di Bologna: una storia da riscrivere?», il giudice Rosario Priore ha affermato che «la rappresaglia da parte del Fronte Popolare per la liberazione della Palestina è una chiave piuttosto utile per l’interpretazione della strage di Bologna».

Ma non solo. Anziché presentare elementi concreti o ipotesi specifiche, con la sua «chiave» Priore vola alto: «Bisogna rivedere l’intera storia italiana sulle stragi, in particolare su quella di Bologna. Le stragi sono un messaggio da governo a governo o da organizzazioni a governo. Il nostro governo per un certo tempo ha avuto buone orecchie, poi l’udito è calato».

Ora che la cosiddetta «pista palestinese» ha perso credibilità, che i pochi appigli su cui era imbastita sono risultati insussistenti, occorre davvero volare alto con la fantasia o con la malafede per far credere che tutte le quattordici stragi avvenute in Italia siano state «un messaggio da governo a governo», e non un’intimidazione da governanti a governati.

Certo, può essere comprensibile che qualche anziano funzionario dello Stato abbia il tic nevrotico di negare le responsabilità istituzionali nella «strategia della tensione», farneticando di «piste alternative» e «intrighi internazionali» o auspicando la scoperta forzosa di «piste imprevedibili».

Meno comprensibile è però che il revisionismo compulsivo sullo stragismo nero si manifesti sempre e soltanto nell’imminenza di commemorazioni e anniversari. Così i media di regime non possono sbagliarsi: non c’è che da trascrivere le formule pronunciate ogni anno in riservati salotti istituzionali come rito autoassolutorio di una classe politica torbida, ipocrita, incompetente, compiacente e feroce.

Come ha scritto a proposito del 2 agosto Stefano Tassinari nell’Amore degli insorti: «Lo Stato non si pente e i nomi non li fa».

Senza dubbio i mandanti della strage neofascista del 2 agosto 1980 non saranno trovati finché si continuerà a seguire questa comoda, confortevole «pista introvabile».

Del resto, che il segreto di Stato serva ordinariamente a coprire omicidi e stragi di Stato, ce lo insegna ora anche l’Afghangate.

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