Andrea Colombo – ex dirigente di Potere Operaio, ex politico rampante, ex portavoce di Rifondazione comunista al Senato quando il pacifista Bertinotti era il numero tre dello Stato e benediva i militari della Folgore – ogni anno pubblica la sua livorosa postilla in margine all’anniversario del 2 agosto. Ogni anno sempre più stridula e priva di argomenti. Del resto, ben s’inserisce nella linea della rivista «Gli altri» sempre disposta a strizzar l’occhio e coccolare la fascisteria italica (1, 2, 3, 4).
Qualche tempo fa, al vertice della sua brillante carriera, Colombo scriveva il libro Storia nera. Bologna, la verità di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti (Milano, Cairo Editore, 2007): un libro velenoso che non entra nel merito delle evidenze processuali e spande solo un alito di sospetti congetture e fantasie. Ma Colombo ha poi dovuto ammettere di aver costruito la sua principale argomentazione su un errore determinante e l’inverosimile teoria della «pista palestinese» ha mostrato tutta la sua illogicità storica.
Si capisce che ora la parola «palestinese», agitata per anni, non figuri più nello scrittarello di Colombo. Tutto si concentra sui due protagonisti della strage. Pluriomicidi e stragisti già prima dell’agosto 1980, Mambro e Fioravanti diventano adesso i «ragazzini dei Nar». Beneficiari di depistaggi operati da apparati statali e P2, Mambro e Fioravanti «erano privi di ogni potente copertura». Anzi, «prima i dubbi, poi la certezza dell’errore giudiziario si sono fatti sempre più strada tra chiunque abbia avuto a che fare con quella vicenda». Chiunque? Sì, chiunque. Perché chi non sottoscrive le fantasie di Colombo, non è neppure un essere umano. I familiari delle vittime, che hanno seguito anno dopo anno, per trent’anni, i giri e rigiri degli interrogatori, dei depistaggi, degli insulti della politica, non hanno «avuto a che fare con quella vicenda»?
È che – dice Colombo – siamo tutti quanti sotto il «ricatto antifascista». C’è una terribile organizzazione segreta che ricatta e punta il dito gridando: «sono tutti traditori, revisionisti, complici dei fascisti, nemici da colpire e mettere all’indice». E qui il povero Colombo sembra svelare la sua falsa coscienza di politicante o le sue nevrosi di ex rivoluzionario.
Comunque, dall’attuale processo di Brescia sulla strage di Piazza della Loggia risulta con sempre più evidenza come i due «ragazzini dei Nar» fossero tutt’altro che degli irriducibili spontaneisti slegati da tutto. E di questo ovviamente Colombo non fa parola.
Poi, in un’inchiesta per truffa e riciclaggio è venuto fuori un altro tassello interessante sui «ragazzini dei Nar». Riportiamo il commento di Zic.it:
Ogni tanto qualche lume traspare per caso. Come nelle intercettazioni a Gennaro Mobkel, l’imprenditore neofascista legato alla massoneria, in rapporti con esponenti della banda della Magliana e della ’ndrangheta calabrese, promotore dell’elezione al Senato dello «schiavo» Nicola Di Girolamo (PdL, ex AN) e amico degli «amichetti di Brancher». Fiancheggiatore a suo tempo dei NAR, nel 2007 Mobkel risulta in contatto «sia per telefono che di persona» con Francesca Mambro («indicata come la Dark») e Giusva Fioravanti «anche con rilevanti sostegni economici». Un legame che trova numerose conferme nelle intercettazioni telefoniche di Mokbel. Quando parla con Carmine Fasciani, boss di Ostia, si vanta dicendo dei due neofascisti: «Li ho tirati fuori tutti io… tutti con i soldi mia, lo sai quanto mi so’ costati?… un milione e due… un milione e due…». Gli avvocati di Mambro e Fioravanti hanno detto che questo milione e duecentomila euro non è finito nelle loro tasche. E Mobkel è un volgare truffatore neofascista che ha fatto della corruzione uno stile di vita.
E anche di questo ovviamente Colombo non fa parola.