Fabio Garagnani (parlamentare e coordinatore bolognese del PdL) ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica sulle parole pronunciate dal presidente dell’Associazione delle vittime del 2 agosto Paolo Bolognesi, durante l’ultima commemorazione della strage alla stazione. Si tratterebbe di «vilipendio della Repubblica».
Sostiene Fabio Garagnani: «Certe affermazioni non possono essere tollerate, pena il venir meno della credibilità delle istituzioni medesime. Non è in questione il diritto di critica a qualunque livello e da chiunque espresso […], bensì atteggiamenti potenzialmente eversivi dell’ordine democratico che mirano a delegittimare i principi fondamentali dello Stato e della democrazia rappresentativa […]. Le sue gravi affermazioni non possono essere lasciate sotto silenzio, non tanto perché contenenti critiche di natura politica, quanto perché delegittimano in modo inconfutabile lo Stato e le istituzioni democratiche».
Prima Fabio Garagnani voleva mobilitare l’esercito per reprimere eventuali fischi in piazza, ora vorrebbe vietare di poter dire «che sostanzialmente lo Stato è mandante o spettatore passivo di stragi». Ma è un fatto che le «stragi di Stato» siano un dato storico ricorrente della realtà politica italiana nel secondo Novecento.
Non è certo un segreto che cosa lo Stato abbia prodotto in questi ultimi trent’anni: allarme securitario, leggi razziste, CIE, pioggia di denunce pretestuose per eversione, militarizzazione del territorio, morti bianche sul lavoro, stragi di migranti, inquinamento, precarizzazione, miseria, disoccupazione, morti ammazzati da sedicenti elementi «deviati» degli apparati di potere (poliziotti, neofascisti, mafia…).
Questo è lo Stato che, attraverso il monopolio della forza e i suoi apparati burocratici, terrorizza e obbliga individui alla schiavitù minacciando, picchiando, vilipendendo, screditando, mettendo a tacere tutte le voci dissidenti: dalle lotte sociali alle voci del disagio sociale, dai gruppi organizzati ai singoli che non si piegano, da Ferrara a Palermo, da Bologna a Lecce, da Genova alla Val di Susa.
È uno Stato forte nella maggior parte dei casi, ma che non può tutto con la sua forza militare. Ed è qui che si inseriscono tutta una serie di gruppi di stampo reazionario che coprono i buchi del controllo. Gruppi di potere dell’integralismo cattolico, gruppi della malavita organizzata, gruppi di estrema destra, mafie ecc.
Non è un segreto che il terrorista nero Massimo Carminati – figura di spicco dei NAR, che eseguirono la strage di Bologna – avesse rapporti assai stretti con il generale dei servizi segreti Pietro Musumeci e con il colonnello dei carabinieri Giuseppe Belmonte, entrambi membri della loggia massonica P2.
Non è un segreto che ancora oggi, in tante città, esista una rete di estrema destra come braccio e supporto informale delle varie questure italiane.
Non è un segreto che i segreti di Stato restino coperti e inviolati a distanza di oltre trent’anni.
Cosa faccia il tale in questione ed i suoi pari, di casta, per tutelare la credibilità delle istituzioni, è ancora da vedere. Che l’azione loro e di certe altre frange e toppe impazzite, nei poteri “separati” dello stato, nelle trame dello stato sia eversiva è ben definto dalla coerenza amministrativa o somministrativa, del loro agire con la costituzione (pare che essa sia sospesa, e non VIGENTE fino alla formulazione di una nuova, come nel classico iter legal-burocratese). Certo che snellire le pratiche a colpi di accetta non vale il prezzo che il popolo di questo sventurato paese paga alla casta. Ayyebdersi chiarezza da costoro e dai loro succubi è UTOPIA!