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CasaPound nell’era Monti

Su Milanoinmovimento si legge un’interessante analisi della fase attraversata da CasaPound dopo la caduta della sponda istituzionale berlusconiana. Con l’ascesa del “governo dei banchieri”, anche i “fascisti del terzo millennio” si tolgono la maschera turbofuturista e ritornano all’ordinario squadrismo della “destra terminale”.

CasaPound nell’era Monti

Anche alla luce del recente scossone politico che ha coinvolto il PDL di Silvio Berlusconi abbiamo chiesto a un antifascista romano un commento sullo stato di salute di una delle formazioni della destra radicale più note negli ultimi anni in Italia: CasaPound d’Italia. Che, com’è noto, ha la sua centrale politica proprio nella Capitale.

L’insediamento del governo tecnico, le fotografie di Monti e dei ministri che giurano, le troupes delle TV di tutto il mondo accampate a Montecitorio che raccontano la dimissioni di Silvio Berlusconi.

Uno scenario di cambiamento che non si esaurisce nella caduta di un esecutivo. Quello che sembra infatti consegnato al passato è quella duratura “anomalia italiana” incarnata dall’ex premier: non solo odissee giudiziarie ed accentramento dei mezzi d’informazione, ma anche un consolidato esempio recente di bonapartismo populista.

Retorica dell’uomo forte, della politica decisionista, impossibile da imbrigliare nei legacci delle burocrazie democratiche e del politically correct. Un populismo che in nome del superamento delle vecchie ideologie e contrapposizioni ha svuotato di qualsiasi giudizio di merito anche le categorie politiche, storiche e della memoria (ad eccezione dell’ossessivo incubo ricorrente del comunismo tributario).

CasaPound d’Italia (CPI), più di tutte le altre organizzazione neofasciste italiane, ha saputo sfruttare per accreditarsi come interlocutore dell’establishment, senza bisogno di nascondere o stemperare a propria identità.

Questo rapporto culturale col potere berlusconiano, che sul piano locale ha dato vita talvolta a strettissime sinergie politiche tra i neofascisti e l’amministrazione capitolina, non si interrompe evidentemente con la caduta del governo, ma subisce un terremoto che si rileva facilmente osservando le ultime vicende che hanno CasaPound a Roma, essendo il nucleo romano il cervello unico di questa organizzazione a livello nazionale.

Da quando il fronte berlusconiano ha cominciato a scricchiolare, ovvero dalla nascita di Futuro e Libertà, CasaPound ha gradualmente mutato le sue parole d’ordine. Diversamente dagli tutti gli altri gruppi neofascisti italiani, CPI non aveva mai in passato accusato di tradimento Gianfranco Fini, preferendo agli isterici nostalgismi un rapporto di pragmatica interlocuzione con Alleanza Nazionale prima – e con quei settori del PDL poi – che pur non rivendicando una continuità con l’esperienza dell’MSI, non ponevano alcune pregiudiziale antifascista al dialogo.

Eppure, la nascita di Futuro e Libertà e la conseguente messa in discussione della premiership di Silvio Berlusconi riaccendono in CasaPound tutto l’armamentario retorico del neofascismo storico: la teoria del complotto, Monti come un fantoccio manovrato da oscuri poteri finanziari di matrice angloamericana, l’ombra delle oligarchie internazionali che avrebbero scippato la sovranità nazionale italiana dal 1945 e che Berlusconi avrebbe faticosamente riconquistato grazie a quell’asse energetico con la Russia di Putin e la Libia di Gheddafi. Perfino la primavera araba assume i contorni di un’oscura operazione volta a ridimensionare il protagonismo italiano nel mediterraneo.

Quest’ultimo, scomposto e maldestro tentativo di fornire un disperato supporto ad un governo ormai in caduta libera, si è tramutato in un arretramento teorico e pratico di CPI sempre più evidente col passare dei mesi. È di quest’estate la notizia della partecipazione di CasaPound all’organizzazione di un campo estivo neofascista insieme a tutte le realtà dell’arcipelago della destra radicale, da Forza Nuova ai più misconosciuti gruppuscoli neonazisti, passando per un vasto campionario di reduci della lotta armata. Tutti quelli che CPI e il suo teorico di riferimento Gabriele Adinolfi avevano sempre sprezzantemente bollato come “destra terminale” tutto ad un tratto tornano ad essere compagni di viaggio.

Una manovra per non ritrovarsi soli ed isolati nel momento in cui i padrini politici degli ultimi anno sono prossimi al crollo.

Infine, è con l’avvento del governo Monti che si compie il passaggio di CPI all’opposizione. Il rifiuto del golpe tecnocratico, la retorica sui poteri forti e del mondialismo, tutto l’armamentario populista sulla sovranità dei popoli passando per le teorie del complotto e del signoraggio: non c’è più traccia di quello spregiudicato pragmatismo che aveva portato CasaPound fuori dal ghetto del neofascismo, le parole d’ordine della manifestazione nazionale del movimento tenuta a Napoli il 26 Novembre sembrano venire direttamente dai libri di storia, da quella tradizione reazionaria che accompagna la destra radicale dagli anni ’20. I contenuti di CPI appaiono ora sovrapponibili a quelli di Forza Nuova ma anche della Lega Nord all’opposizione di Monti, e più in generale a quelli di tutte quelle formazioni reazionarie europee, specialmente ad Est, che nel tempo della crisi fanno la loro fortuna agitando un populismo identitario, xenofobo ed euroscettico.

Questo arretramento non si consuma soltanto sul piano teorico, ma anche pratico: messi all’angolo, vedendo sparire i loro protettori politici, i fascisti di CPI riscoprono le pratiche dello squadrismo neofascista più classico. Prima dell’estate, nel travagliato mese di aprile che ha visto CasaPound occupare uno stabile in quartiere romano con un forte radicamento antifascista, si sono susseguite le aggressioni più o meno anonime ai danni di studenti ed attivisti antifascisti, culminate con un agguato sotto casa di un militante del centro sociale Astra. Nell’unico episodio in cui gli inquirenti hanno saputo identificare qualcuno da iscrivere nel registro degli indagati, ad essere citato era uno dei responsabili cittadini di CasaPound Italia.

Questi mesi autunnali confermano questa tendenza: con l’aggressione brutale addirittura ai danni di militanti del PD (anche lì ad essere stato arrestato in questi giorni è uno dei leader del Blocco Studentesco, i giovani di CPI), e le intimidazioni e gli agguati fuori dai licei romani.

Questa recrudescenza di violenza da parte di CasaPound (che aveva sempre adottato una gestione “pubblica” della violenza, ricorrendo raramente agli agguati notturni) trova in parte spiegazione nel mutato quadro politico e quindi nell’emarginazione che torna a scontare, ed in parte probabilmente nel rinnovato rapporto con le altre componenti della destra radicale capitolina, ormai riunite in un coordinamento cittadino settimanale in cui ciascuno deve dimostrare quanto vale per acquisire peso ed egemonia.

Al tempo stesso però sul piano del rapporto con le istituzioni romane CPI non appare affatto isolata, almeno nella capitale. I legami con la giunta Alemanno rimangono fortissimi e non si dimostrano soltanto con la partecipazione di esponenti della maggioranza in Campidoglio alle iniziative di CP, ma anche con atti concreti come l’acquisizione dello stabile occupato in via Napoleone III da parte del Campidoglio, in cambio della cessione al demanio di beni immobili per il valore di 13 milioni di euro, oppure dei licenze e dei copiosi finanziamenti ottenuti da CasaPound per trasformare Area 19, l’ex stazione ferroviaria occupata da CPI da oltre tre anni, in Stazione Nord, una discoteca estiva di natura esclusivamente commerciale, ritrovo della movida della Roma bene.

D’altronde il legami che uniscono CasaPound al Campidoglio trascendono ormai il rapporto politico e vedono il figlio stesso del sindaco, Manfredi Alemanno, eletto tra le fila del Blocco Studentesco, con tanto di dichiarazioni soddisfatte a mezzo stampa dei genitori.

Questo rapporto ormai più che consolidato sembra anche l’unica chance per CPI di giocare un ruolo politico fuori dal ghetto neofascista nella politica nazionale. Se a nord le affinità con la Lega delineano probabilmente il prossimo connubio ideale, su Roma la partita che giocheranno Alemanno e gli altri colonnelli della destra sociale determinerà la possibilità di CasaPound di partecipare ancora alla Politica con la P maiuscola. Solo la riapertura di una forza di una certa consistenza a destra del blocco moderato che sembra ridefinirsi con la momentanea uscita di scena di Silvio Berlusconi può garantire a CPI uno spazio di manovra.

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