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Ancora fandonie sulla strage neofascista del 2 agosto 1980

Con il titolo vagamente diffamatorio di Strage di Bologna quel filo rosso che legava i Ds al Kgb, sul «Giornale» si può leggere l’ennesima rimasticatura delle fandonie intorno alla «pista alternativa» per la strage neofascista del 2 agosto 1980.

Accade a volte che qualche oscuro professore universitario in età di pensione, che non abbia mai combinato nulla di rilevante, cerchi di lasciare un ultimo segno di sé confezionando un presunto scoop subito enfatizzato sulle pagine sempre faziose e stupidissime dei giornali di regime. Così, l’anno scorso il professor Giorgio Dragoni ha sostenuto, senza alcuna prova o traccia o quadro indiziario, che Ettore Majorana dopo la sua scomparsa aderì segretamente al Nazismo

Ora è la volta di un altro professore in pensione, già funzionario del PCI fra anni Sessanta e Ottanta, poi nel PSI di Craxi, poi consulente in quello sperpero di denaro pubblico che fu l’ambigua, criminogena Commissione parlamentare Mitrokhin.

Si chiama professor Salvatore Sechi e la sua ricerca storiografica recente attesta soprattutto il suo risentimento cronico verso il PCI bolognese degli anni Settanta-Ottanta che lo avrebbe trattato male. Così si conclude una recensione sul «Corriere della Sera» al volume Compagno cittadino. Il Pci tra via parlamentare e lotta armata: «È giusto condannare il conformismo culturale fiorito all’ombra del PCI emiliano, ma dipingerlo così feroce e opprimente rischia di indebolire la credibilità della denuncia».

Si sa: il risentimento esclusivamente personale – fosse anche giusto e motivato – spesso conduce al lato oscuro

Quanto alla strage di Bologna, la tesi del professor Sechi parrebbe quella illogica e ormai smentita della «pista palestinese» (1, 2, 3, 4, 5), e il dato più significativo sembra solo l’unificazione in un unico disegno romanzesco della strage alla stazione di Bologna e di quella di Ustica:

“Il link con la rete di Carlos (e di Kram) è Abu Aureh Saleh arrestato nel gennaio 1980. Per ottenerne la liberazione, i palestinesi minacciano «ritorsioni» e attentati a un «aereo di linea». L’ultimatum è del «15 maggio 1980»: tra giugno e agosto le bombe del Dc9 Itavia e di Bologna, la città dove Saleh viveva da tempo”.

Peccato che il Dc9 non sia esploso per una bomba, ma sia stato abbattuto da un missile militare… Peccato che nessun “link” di questa nova fantasia stia in piedi

Forse, assieme alla derisoria «trasparenza» del postfascista Enzo Raisi, questo è solo l’ultimo sbuffo di vento di un povero polverone mediatico senza arte né parte.

In realtà, oggi sappiamo molto sulle stragi di Stato e risulta ormai una verità storica comprovata, documentatissima il fatto che, come si diceva un tempo, «le bombe nelle piazze, le bombe nei vagoni, le mettono i fascisti, le pagano i padroni».

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