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L’Ungheria resiste

Nella serata dell’1 febbraio, a Budapest migliaia di manifestanti antifascisti si sono scontrati con gruppi neonazisti e polizia davanti al Nuovo teatro Uj Szinhaz.

La dimostrazione era stata indetta dalle associazioni antifasciste per protestare contro la nomina a direttore del teatro di György Dörner, un anziano attore vicino ai neonazisti, che a sua volta ha scelto come sovrintendente István Csurka, presidente del partito di estrema destra MIEP, noto integralista cristiano antisemita e razzista, che sostiene vi sia un complotto contro la “Nazione ungherese” ordito dall’asse “New York-Tel Aviv”.

Davanti al teatro si sono fronteggiati attivisti con cartelli che recitavano “Noi facciamo parte dell’Europa” o “Resistiamo ad Arturo Ui” (in riferimento all’opera di Bertolt Brecht sull’ascesa di Hitler), mentre i militanti neonazisti scandivano slogan come “sporchi ebrei” e “traditori della patria”.

Intanto continua e si aggrava il delirio dell’estrema destra ungherese.

«Dio mi è testimone. Non è una sorta di omofobia a farmelo dire, ma semplicemente il senso della decenza: sarà la fine del mondo». Con queste parole Gábor Vona ha parlato degli Eurogames, la manifestazione sportiva dedicata alle squadre lgbt, che si svolge ogni anno in un paese europeo diverso. Vona, 33 anni, è il fondatore e leader del partito ultranazionalista Jobbik Magyarországért Mozgalom (Movimento per una migliore Ungheria) che è rappresentata in Parlamento da 46 deputati su 386, il 12% del totale.

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