Ha destato poco rumore l’arresto a Bologna di cinque poliziotti: quattro per rapina ai danni di migranti irregolari e uno per concussione sessuale ai danni di diverse donne migranti. Fa sempre meno meraviglia che la “legalità” diventi sempre più fantasiosa, discriminatoria e/o vendicativa se si tratta di punire chi protesta (1, 2, 3, 4) o chi è ai margini della società. E intanto nel CIE di Bologna, al riparo dei muri e delle gabbie, si aggravano le forme di ingiustizia, degrado e violenza istituzionale. Riceviamo e condividiamo:
ROMPIAMO IL SILENZIO SULLA VIOLENZA DELLA POLIZIA
PORTIAMO IN PIAZZA LA SOLIDARIETÀ AGLI IMMIGRATI
PRESIDIO IN PIAZZA DEL NETTUNO (BOLOGNA)
GIOVEDÌ 29 MARZO ORE 16.00
Grazie a leggi razziste volute da governi di centro-destra come di centro-sinistra, gli immigrati in Italia sono sotto un continuo ricatto burocratico, costretti ad accaparrarsi i pochi “posti” messi a disposizione dai decreti-flusso, decisi in base ai bisogni del mercato dello sfruttamento salariale e quando non riescono a legalizzarsi diventano surplus sul mercato nero, una massa di schiavi a basso costo senza alcuna protezione.
Questi uomini e queste donne sono considerati meno di niente, non hanno nessun tipo di garanzia, sono in balia dell’insano arbitrio dei tutori del disordine. Un “normale” controllo di documenti può finire in ore di angoscia in questura o nella reclusione in un Cie per mesi, nella tormentata attesa di sapere qualcosa sul proprio destino.
I raccapriccianti racconti delle vittime di stupri, aggressioni e violenze da parte della polizia di Bologna in queste ultime settimane sono simili a quelli riportati tante volte dagli immigrati rinchiusi nei Cie, perché fanno parte della medesima efferata sopraffazione.
Dentro quelle mura le proteste sono all’ordine del giorno. E sono tanti anche gli atti di autolesionismo: c’è chi ingoia pile e lamette, chi si cuce la bocca, chi arriva a darsi fuoco alle mani, chi rifiuta il cibo, chi tenta di impiccarsi.
Il 14 marzo, dopo 10 giorni in ospedale dove era arrivato direttamente dal Cie, un tunisino di 21 anni è morto ufficialmente per overdose, in realtà il referto non è reperibile e le cause sono ancora ignote.
Il 16 marzo Gloria, una nigeriana detenuta in via Mattei sieropositiva e affetta da altri gravi malattie è stata rispedita nel suo paese dove non troverà cure adeguate e rischierà la vita.
“Il Cie è peggio del carcere”, questo è quello che ci ripetono ogni volta.
Scendiamo in piazza per rinnovare il nostro disprezzo verso i cani da guardia del potere, che danno sfogo a frustrazioni e delirio di onnipotenza rifacendosi sui meno garantiti, umiliando, torturando, violentando e fin troppo spesso uccidendo.
Scendiamo in piazza per esprimere tutta la nostra solidarietà agli immigrati prigionieri nei Cie.
PRESIDIO IN PIAZZA DEL NETTUNO (BOLOGNA)
GIOVEDÌ 29 MARZO ORE 16.00
Contro il CIE – Bologna